in giappone il pd vince le elezioni

oddio, non parlerò mica di politica?  infatti no, mi chiedevo solo se il loro pd sia meglio del nostro e se riuscirò a vedere qualche film della rassegna invisible japan.

la mostra «bigino dei fotografi giapponesi del dopoguerra» a forma finisce questa settimana; io l'ho vista in una freschissima domenica di luglio e mi è piaciuta – mi è dispiaciuto invece che non sia stato fatto un bel catalogo (per una volta che me lo volevo comprare).
ci sono andata nella più totale ignoranza e mi sono affezionata in particolare a: kimura per il giappone anni 50, tomatsu per il disastro atomico, araki e hishiuki per l'impietoso lavoro sulle memorie personali, sugimoto per l'impeccabile lavoro teorico sulle sale cinematografiche: un'esposizione lunga un film = schermo bianco.

Hiroshi-sugimoto_theater-1_small

anche prima di sapere come sono scattate, sono immagini ipnotiche: il buio della sala, l'aspettativa nello schermo «vuoto» – che in realtà porta la traccia luminosa di di tutti i film possibili. (mi sa che in agguato anche qualche discorso sul tempo e la luce che andrebbe sviluppato con qualche nozione di fisica.)

i love radio rock

(titolo italiano di the boat that rocked) è un film divertente, sì, ma anche un’occasione mancata: con una sceneggiatura così balorda, anche l’argomento bello (le radio pirata inglesi), gli attori bravi e la supercolonna sonora vanno un po’ sprecati.  peccato, poteva essere un the blues brothers, the commitments o perfino un velvet goldmine… e invece proprio no.  trovo seccante che di un’epoca come il mio amato 67 sia rimasta solo una superficiale patina rétro: ci sono cardigan fatti a mano a volontà, ma è abbastanza anacronistico che la stazione si chiami «radio rock» e lo hippy della situazione è una caricatura che sembra uscita da un decennio dopo… ma da dove vengono questi personaggi? chi sono?  qualcuno gli dia una storia, per favore!  voglio il prequel di the boat that rocked.
sarà il calo di zuccheri pomeridiano ma non mi vengono più in mente i film belli sulla radio… facciamo una lista?

more wikipedia: factual background to the story

time out non risparmia gli strali: It’s the kind of musical comedy
where the actors seem to be having more fun than any audience could
ever share. This overlong, poorly paced and slackly directed ship-bound
farrago not only wastes its treasury of golden oldies – Hendrix, Kinks,
Small Faces etc – but magically contrives to reduce the chaotic,
creative spirit of the sexual and cultural revolution to a mere
mechanical catalogue of trite and surprisingly sentimental
sex-drugs-and-rock ’n’ roll clichés, each fatally underlined by
multiple and repetitive reaction shots.

il cinema in 3d

mi si è manifestato con coraline (pur essendo anziana non mi è capitato di partecipare alle precedenti fasi della moda degli occhialini, e questa mi pare più massiccia e organizzata. però avevo fatto l'obbligatoria visita all'imax di parigi). 

Coraline

la collega f., pur non avendo visto il film, sostiene che coraline mi somiglia (penso siano il labbro storto e il sopracciglio inarcato).
la collega c., pur non avendo visto il film, ha manifestato il suo giovanile entusiasmo per le possibilità espressive del mezzo, ma in un modo un alquanto vago, che mi ha spinto a riflettere su un ipotetico «specifico del 3d»:sulla semiotica sono un po' arrugginita e mi manca il tempo per opportune ricerche (chi ha idea di come si gira un film in 3d?) per cui non sono andata finora oltre un generico «più interpellazione dello spettatore».  che poi vuol anche dire più stupore, in senso abbastanza barocco.  devo dire che ho collaborato attivamente ridacchiando e stupendomi a volontà, ma sono cose che mi danno un'impressione di superficialità dell'esperienza, alla fine.

ovviamente però qui si sospende il giudizio fino all'uscita dell'alice di tim burton (marzo 2010 o giù di lì). poi parleremo anche del fatto che il mio interesse per le fiabe si fa direttamente proporzionale all'età (da piccola me ne sbattevo abbastanza).

abecedario promozionale di coraline.

50 coraline boxes.

3 coraline inspired outfits.

miniature knitting by althea crome (she made coraline's star sweater).

ps: il film mi è piaciuto ma è più bello il libro (più inquietante).

pps: divertente anche il sito, mi ha fatto ripensare ai cd-rom (qualcuno si ricorda?) come quello di laurie anderson, puppet motel. era un mezzo veramente limitato dal supporto; ora è chiaro che l'unica fruizione possibile per quell'interattività lì è la rete a banda larga.

raúl ruiz

raoul per i francesi (cui l'accoglienza degli esuli sudamericani ha dato forse qualche diritto di storpiarne i nomi) è stato uno dei picchi di una milanesiana decisamente interessante, a celebrare la decima edizione; speriamo non sia il canto del cigno, visto il cambio della guardia in provincia, ma di certo «la sorella del fratello», come la curatrice è soprannominata nei corridoi via mecenate (oh, la perfidia dell'ambiente aziendale!), lotterà per difendere la sua creatura. vai betty.

dunque domenica mattina ho visto l'unica megaproduzione di ruiz, le temps retrouvé.

Ruiz- Le temps retrouvé

Ruiz-Temps-lanterna3 

Ruiz-Temps-Rachel

e domenica pomeriggio combat d'amour en songe, girato in portogallo.  sarebbe stato bello avere anche qui un'immagine di elsa zylberstein nello specchio (là parla al protagonista da dentro uno specchio), invece ho solo un brutto frame dal sito portghese del film.

Combate_sonho05 

d. è tornato anche la sera e si è fatto autografare il libro delle sparizioni, perfetto per il tema della milanesiana (sono sempre argomenti un po' pretestuosi e fumosi – in questo caso l'invisibile – che in quanto tali lasciano molta libertà agli artisti che intervengono).

ghezzi c'è ancora, come ai tempi in cui creava dal nulla il culto di ruiz in italia trasmettendo a fuori orario la ville des pirates, e questo fa piacere.

quest’anno per il primo maggio

sono andata a vedere morire di lavoro di daniele segre. il film è molto bello, un documentario di interviste tutte in primissimo piano, un po' alla errol morris, con un'analogo capacità di fotografare l'umanità delle persone davanti all'obiettivo senza cadere nel sentimentalismo né mancare loro di rispetto (ovviamente si tratta spesso di testimonianze drammatiche).

l'autore se lo porta in giro personalmente in dvd, perché la rai ha rifiutato di trasmetterlo e non ha distribuzione; quindi, se avete sottomano un cinema parrocchiale, una biblioteca o posti così, invitatelo.