currently reviving miniature-mindedness on instagram

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a few links about the actress whose eye (probably the brown one, as I can see from colorized pictures) & bangs I stole for my favourite buddy icon.
I'm not comfortable with buddy icons, but this stuck somehow – though I had never heard about her, when I found her portrait in the book il futurismo e la moda (in a page about the change of role models in the 20s and the french novel la garçonne).
it turns out moore was the first american actress to make bobbed hair popular (not louise brooks) and that she was (massively, we could rightly say) into doll houses.
the colleen moore project and a forthcoming new biography.
(seeing her movies seems nearly impossible now, but I'll look into it and report back.)
(ancora!) da un volantino dell’acquedotto, conservato chissà quanto tempo fa.
funghi (di carsten höller) e miniature dai plastici della prossima sede della fondazione prada in largo isarco, milano.
an archive of city scale models links.
(via the recently closed map room :o(
ho scoperto che le photogallery di ilpost.it segnalano spesso immagini di questo tipo.
ecco altri 2 artisti del modellino/scultura (in un caso stilizzato, nell’altro iperrealistico):
all'elfo-puccini non c'ero ancora stata, è uno spazio sobrio, gradevole (appena appena contorto), che sa di nuova ristrutturazione, con un atrio dove mette allegria vedere l'animazione di una multisala a scopo teatrale e non cinematografico (senza i popcorn, per esempio). la cavernosa galleria di corso buenos aires ne viene solo in parte riscattata – speravo meglio – forse anche per i lavori in corso sul marciapiede.
martedì sera, l'arpagone interpretato da ermanna montanari ha dilettato senza troppi traumi anche una mezza scolaresca di adolescenti. ma sì, perché dopo un inizio veramente cupo e disturbante – lei torva come una rockstar incazzata in diabolici stivaletti margiela, il continuo rimescolamento della scenografia da parte della servitù, i personaggi giovani dal viso malaticcio e i gesti di meccanica marionetta – la commedia prende il sopravvento. pur grottesca e amara, ovviamente: la casa ridotta a forziere per il denaro, la famiglia a dinamica economica, un lieto fine che non riscatta la mediocrità dei personaggi.
il testo è proprio quello di molière nella traduzione di garboli ma de-enfatizzato (come ci si può aspettare) dalla continua messa-in-discussione, messa-in-evidenza e mise-en-abîme della messa in scena.
[che poi a volte lo trovo un pochino triste, che non si possa più fare uno spettacolo di prosa innocente, con un allestimento tradizionale, ma è la nostra condanna. e comunque, a vedere l'inizio dello spettacolo con i finti tecnici di scena che tirano i tendaggi, arriva il brivido.]
ovvero: industrial anatomy.