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inventario più completo qui:
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Cerco di chiudere – aperte da mesi – le finestre delle indagini su questo nome misterioso, trovato fra i libri che cita Cristina Campo nel bellissimo scritto «La noce d’oro» (sul mondo che si sviluppa fra le letture dell’infanzia, vedendo i grandi da lontano), letto nel volume Racconti italiani a cura di Jhumpa Lahiri pubblicato quest’anno da Guanda.
Fata Nix è lo pseudonimo di Attilia Morando, «scrittrice del liberty nostrano» che pubblicò fiabe e libri per ragazze con l’editore genovese Donath, editore di Salgari.
Ma ecco spuntare una curiosa notizia: la scrittrice era la moglie di Luigi Montaldo, segretario comunale di Genova, a casa del quale si svolgevano settimanali sedute spiritiche. E lei era la medium, a quanto pare abbastanza dotata.
La copertina descritta da Cristina Campo ricorda vagamente quella riprodotta qui per il libro di Fata Nix Madonna Luna, mentre le figure con gli occhi vuoti cui allude mi ricordano altro: certe illustrazioni di Duilio Cambellotti.
A distanza di parecchi anni mi sono decisa ad aggiornare lo scaffale, dove c’è un po’ di tutto – translation studies, testimonianze di traduttori, manuali, storia e storie…
PS era bello tenere vicini in bibliografia i libri di Susan Bassnett e Susanna Basso, ma poi li ho divisi per argomento 🙂
Raccolte di saggi
aut aut 334, Compiti del traduttore, aprile-giugno 2007
Angela Albanese e Franco Nasi (a cura di), L’artefice aggiunto. Riflessioni sulla traduzione in Italia: 1900-1975, Longo editore 2015
Gianfranco Petrillo (a cura di), Tradurre – pratiche teorie strumenti. Un’antologia dalla rivista, 2011-2014, Zanichelli 2016
Sergio Portelli, Bart Van den Bossche e Sidney Cardella, Traduttori come mediatori culturali, Franco Cesati 2016
Saggi e manuali
Susan Bassnett, La traduzione. Teorie e pratica, Bompiani 1993 (rist. 2015)
Antoine Berman, La traduzione e la lettera o l’albergo della lontananza, a c. di Gino Gometti, Quodlibet 2003
Silvana Borutti, Ute Heidemann, La Babele in cui viviamo, Bollati Boringhieri 2012
Andrea Di Gregorio, Il vademecum del traduttore, Società editrice Dante Alighieri 2014
Bruno Osimo, Manuale del traduttore, Hoepli 2011
Bruno Osimo, Propedeutica della traduzione, Hoepli 2010
Daniele Petruccioli, Le pagine nere. Appunti sulla traduzione dei romanzi, La Lepre 2017
Peeter Torop, La traduzione totale. Tipi di processo traduttivo nella cultura, a c. di Bruno Osimo, Hoepli 2010
In particolare sulla traduzione letteraria dall’inglese in italiano
Susanna Basso, Sul tradurre, Bruno Mondadori 2010
Franca Cavagnoli, La traduzione letteraria anglofona, Hoepli 2017
Franca Cavagnoli, La voce del testo, Feltrinelli 2012
Massimiliano Morini, Tradurre l’inglese. Manuale pratico e teorico, il Mulino 2016
Massimiliano Morini, La traduzione. Teorie strumenti pratiche, Sironi 2007
Tim Parks, Translating Style (second edition), Routledge 2014
In particolare sulla traduzione di poesia
Franco Buffoni, Con il testo a fronte, Interlinea 2007
Valerio Magrelli, La parola braccata, Il Mulino 2018
Poesie sulla traduzione
Nicola Gardini, Tradurre è un bacio, Giuliano Landolfi 2015
Gli scaffali sono minibibliografie (o a volte anche discografie) compilate a posteriori, prendendo atto del contenuto delle mensole domestiche.
Eugenio Baroncelli, Mosche d’inverno. 271 morti in due o tre pose, Sellerio 2010.
Norman Douglas, Biglietti da visita. Un viaggio autobiografico, trad. di J. Rodolfo Wilcock, Adelphi 1983.
Giorgio Manganelli, Centuria. Cento piccoli romanzi fiume, 1979; ed. accresciuta Adelphi 1995.
J. Rodolfo Wilcock, La sinagoga degli iconoclasti, Adelphi 1972.
ossia i pochi link che ho trovato su Jonathan Perkins dopo aver comprato tempo fa l’album della sua band Miss World (omonimo), uscito nel 1992 per la Anxious Records di Dave Stewart.
jp su youtube
c’entra la cornovaglia, dove jp fa anche un lavoro serio.
Gli scaffali sono minibibliografie (o a volte anche discografie) compilate a posteriori, prendendo atto del contenuto delle mensole domestiche.
Chester G. Anderson, Joyce, tr. it. di Maria Teresa Marenco, Leonardo, Milano 1989 (breve biografia con molte illustrazioni)
Anthony Burgess, Re Joyce, Norton 1968, reiss. 2000
Joseph Campbell and Henry Morton Robinson, A Skeleton Key to Finnegans Wake, edited and with a new foreword by Edmund L. Epstein, New World Library 2013
Umberto Eco, Le poetiche di Joyce, Bompiani 1982 (da biblioteca, altrimenti irreperibile)
Gisèle Freund, Tre giorni con Joyce, Abscondita 2001
James Joyce, Finnegans Wake, Oxford University Press 2012
James Joyce, Anna Livia Plurabelle, tr. it. di Joyce e Frank, tr. fr. di Beckett et al., Einaudi 1996 (da biblioteca, altrimenti irreperibile)
James Joyce, Finnegans Wake H.C.E., tr. it. di Luigi Schenoni, Mondadori 1982 (libro primo, capp. 1-4)
James Joyce, Finnegans Wake libro primo, capitoli 5-8, a cura di Luigi Schenoni, Mondadori 2017
James Joyce, Finnegans Wake libro secondo, capitoli 1 e 2, a cura di Luigi Schenoni, Mondadori 2017
James Joyce, Finnegans Wake libro secondo, capitoli 3 e 4, a cura di Luigi Schenoni, Mondadori 2017
James Joyce, Finnegans Wake libro terzo, capitoli 3 e 4, a cura di Enrico Terrinoni e Fabio Pedone, Mondadori 2017
James Joyce-J. Rodolfo Wilcock, Finnegans Wake, Giometti & Antonello 2016
Philip Kitcher, Joyce’s Kaleidoscope. An Invitation to Finnegans Wake, Oxford University Press 2007 (Kindle edition)
Roland McHugh, Annotations to Finnegans Wake, fourth edition, Johns Hopkins University Press 2016
Edmund Wilson, «Il sogno di H.C. Earwicker», in La ferita e l’arco, tr. it. di Nemi D’Agostino, Garzanti 1956, 1973
Forse possono colpire solo chi ha praticato queste due discipline e nessuno sport (cioè me). Non so se ci sia bibliografia; in rete trovo solo poche note occasionali.* Nato dal déja vu di certe asana che ricordano gli esercizi preparatori, il parallelo fra due pratiche diversissime (l’una innaturale, quasi punitiva e dominata dall’intelletto, l’altra organica, liberatoria e tesa a sviluppare un «pensiero del corpo») si giustifica forse con la qualità estremamente soddisfacente del lavoro sulla forma.
Non penso invece che ci siano derivazioni dirette, essendo il balletto codificato nella Francia del Seicento e Settecento, dove l’influsso della cultura indiana sembra improbabile.
Ogni contributo è benvenuto…
*Ho dovuto ricorrere alla Wayback Machine perché le pagine erano sparite mentre il post rimaneva in bozza (quei cinque o sei anni).
(oggi sarebbe un semplice hashtag). per questo venerdì di ottobre: ci mancano i gatti greci.
[appunti mai sviluppati su un film visto tre anni fa]
(partir, c’est mourir un peu)
piani spaziali
piani sonori
l’accademia e la vita
le ragazze sole: secondo il giovane nero «non dovrebbero stare lì» ma ce ne sono tante, tantissime
al contrario dell’aeroporto la stazione è in continuo scambio con la città, non ha la sua qualità di bolla protetta dalla distanza e dai controlli di sicurezza.
morte passaggio
esplicitano la soglia: ragazza con didgeridoo, la dame pipi
le ossessioni di tutti: di ismael per la stazione, di mathilde per ismael, di sacha per la figlia scomparsa, fino ai personaggi più disturbati: l’uomo che odia la biancheria provocante, quello che ripete «non sono nel panico come voi», il sardo che crede di avere un microchip nel cervello
gary
lou castel
il film è un po’ lungo, a un certo punto ho capito che mi stancava e ho ritrovato la sensazione di quei sogni in cui devo partire e giro per una stazione senza riuscirci.
mathilde se ne va.
joan e ismael pure.
(on laisse un peu de soi-même / en toute heure et dans tout lieu)
Gli scaffali sono minibibliografie (o a volte anche discografie) compilate a posteriori, prendendo atto del contenuto delle mensole domestiche.
Ornella Volta: esperta di vampiri e altri mostri letterari, cronista del maggio parigino, in seguito è diventata la massima studiosa di Satie. Non compare su Wikipedia ma su Wikipédia.
Poche le altre tracce di lei in rete:
un suo articolo abbastanza recente su alfabeta
un articolo su di lei su una rivista di fantascienza che potrei recuperare (in Italia è personaggio di culto per gli amanti dell’horror)
la traduzione inglese della corrispondenza con l’editore parigino che stentava a riconoscerle i diritti per la curatela del libro di Satie
una sua apparizione a un festival cinematografico a Trieste, dov’è nata.
Scopro OV anche fine traduttrice: nel volume Frankenstein & C., il «prontuario di teratologia filmica» da lei curato, oltre agli arguti interventi critici sono sue anche le versioni dei testi di Stevenson, Wells, Stoker, Leroux, Connell, Seabrook, Swift.
Aggiornamento: ancora OV enciclopedica e arguta descrittrice del soprannaturale, passando dal malefico al salvifico (la concezione dell’aldilà nelle varie religioni). Ornella Volta, Guida dell’altro mondo, disegni di Philippe Druillet, Editoriale Milanese 1970.