
Per le Varianti autunnali, quest’anno una breve antologia di poesie scritte in memoria di un altro scrittore, magari in occasione di una visita alla tomba. Dal classico al criptico, al meramente occasionale; prevalenza di motivi acquatici. Esiti disparati del pentametro inglese. Andiamo in ordine cronologico.
La tomba di Shelley
di Oscar Wilde (1881)
Come fiaccole estinte al letto di un malato
magri cipressi attorniano la pietra scolorita;
qui la piccola civetta fa il suo trono
e la lucertola mostra il capo ingioiellato.
Dove papaveri a coppa ardono di rosso,
nella camera immota di quella piramide
una sfinge del Mondo Antico certo si occulta,
cupa guardiana di questo giardino dei morti.
Ah! Dolce è riposare dentro il grembo
della Terra gran madre dell’eterno sonno,
ma assai più dolce per te una tomba inquieta
nella caverna azzurra di un abisso d’echi,
o dove grandi navi affondano nel buio
sugli scogli di un’erta rotta dalle onde.
(originale: sonetto “all’italiana” ABBA, ACCA, DED, EDE)
Alla tomba di Melville
di Hart Crane (1926)
Sotto l’onda sovente, via da questo scoglio
i dadi d’ossa di annegati vide tramandare
un’ambasciata. I numeri, sotto il suo sguardo,
battendo sulla riva polverosa eran confusi.
Passavano relitti senza suono di campane,
il calice della morte prodigo a ridare
un capitolo in frammenti, geroglifico livido,
il presagio avvolto in corridoi di conchiglie.
Poi nella calma orbita di una vasta spira,
placate le sferze e sopito il rancore,
furono occhi gelati ad innalzare altari;
e risposte mute impresse sulle stelle.
Bussola, quadrante e sestante non evocano
più maree lontane… Giù negli azzurri abissi
il canto funebre non sveglia il marinaio.
Solo quest’ombra favolosa serba il mare.
(originale: quartine con rime occasionali)
In un appartato cimitero di Providence ove si recò Poe
di H.P. Lovecraft (1936)
Eterne le ombre covano su questo suolo
Da secoli sognando ciò che un tempo accadde;
Grandi olmi solenni svettano tra lapidi,
Alti guardiani di un mondo ormai nascosto.
Ristagna intorno una luce di memoria,
Alitano le foglie morte di quei giorni
Lontani e ne vagheggiano le viste.
Lo spettro triste si aggira per i viali
Allor calcati dai suoi passi vivi;
Non lo scorge uno sguardo comune, ma
Palpita nel tempo il suo canto misterioso:
Ode solo chi il segreto della magia imparò
E fra le tombe avvista lo spirito di Poe.
(originale: “sonetto” acrostico ABAB CCB DEDE FF)
Traduzioni di Alba Bariffi