dallo shopping berlinese

indispensabili generi di conforto per il primo giorno in ufficio: vintage bag and skirt from belly button (stargarderstrasse); colin macinnes book, che volevo leggere da tantissimo, dal bookworm paradise east of eden.
(altre frivolezze assortite su flickr, post seri quando mi riprendo dalla depressione impiegatizia, oppure mi ci arrendo.)

Absolutebeginners

cose

raccolgo da garnant in un momento di ozio:

5 cose nel mio freezer:
cold pack di vario genere (per le giunture di p.)
ghiaccio per il gin tonic (anche in formine a conchiglia e stella di mare)
cornetti algida
minestrone confezionato
busta di funghi affettati confezionati (presi in stagione più adatta e non usati)

5 cose nel mio armadio:
ramponi da montagna
un vestito nuovo con un’improbabile stampa di fenicotteri (h&m è così economico…)
collezione di camicette vecchie o pseudotali
scatola con varie paia di stivaletti che non stanno nella scarpiera
pupazzo imbottito con campanellino, ricordo di un gatto defunto

non ho la macchina, ma nella macchina di p. ho delle c90 degli anni che furono (non si sente più quasi nulla, e sono ancora più inutili da quando il registratore dell’autoradio si è bloccato)

5 cose nella mia borsa:
fazzoletti di carta, sempre e comunque, per naso allergico
bollettino per pagare l’ici (solo oggi)
astuccio messicano all’uncinetto con agendina taccuino e penne colorate
lattina di caramelle anberries (contenente un avanzo e 2 cicche)
occhiali da sole da miope

chiffonier impolverato

è ancora online un sito (italiano) intrigante quanto trascurato, e oltretutto dedicato a edward gorey. diverse cosucce da leggere e una ricetta.
(link via oplà – il sito non rende minimamente l’idea degli accessori meravigliosi stipati nel negozietto di via cagnola; ecco che mi ritrovo con l’ennesima borsa superflua e un quaderno in più, due oggetti fra i più confortanti in assoluto: nell’interrogarmi su ciò, arrivo quasi a temere di essere sull’orlo di un’inappropriata nostalgia dei tempi della scuola.)

forse

«forse, come si dice, le anime di coloro che abbiamo perduto vanno davvero a rinchiudersi nelle cose inanimate.  assenti, finché non avvertono la nostra vicinanza e ci chiamano per farsi riconoscere, per farsi liberare dalla morte.  forse, davvero, il tempo non può essere ritrovato con un ordine dato dalla memoria, ma rivive solo attraverso la sensazione strana, spontanea, che proviamo ritrovando l’odore, il gusto, il sapore di un qualsiasi accessorio inerte del passato.»

(norman manea, «il tè di proust» in ottobre, ore otto, il saggiatore 2005)

cos’è?

Caveticketè un biglietto di un concerto, sì.  l’ho trovato pochi mesi fa per strada, non lontano da casa; l’ho raccolto non solo perché è di nick cave ma perché sapevo di averne uno uguale da qualche parte, e di essere quindi in grado di ricostruire di quando fosse.  stasera ho ricostruito: 24 maggio 1992 (dietro c’è lo stesso timbro, di un organizzatore milanese).  caro qualcuno che hai perso questo caro ricordo (ci sono i segni delle puntine usate per tenerlo appeso), nonché nostalgica prova che una volta i concerti costavano 27.000 lire, se lo rivuoi, scrivimi. se no, lo tengo io. (è vero che il mio è più pulito e ha un numero molto più basso, ma devono avermi strappato male la matrice, perché a nick manca un pezzo di testa.)

ancora guanti

Guantigallo è assolutamente necessario un altro post frivolo prima di tornare  al lavoro, domani. nonostante tutti i guanti nuovi di quest’inverno (a sinistra, guanti a righe lunghi di gallo: esosi, ma tengono veramente caldo), ho le mani rovinatissime a furia di pulire verdura per le zuppe invernali e la sproporzionata quantità di salsa verde prodotta ieri pomeriggio.

sotto, due immagini degli assurdi guanti di pelle verde da cui non si separa mai la regale jeanne moreau nello sceneggiato sui templari tratto da  les rois maudits di maurice druon, pieno di tutte quelle amabili nefandezze di storia francese (confesso che sono riuscito a guardarne due puntate quasi solo per i guanti verdi.)

Guantiverdi2