«forse, come si dice, le anime di coloro che abbiamo perduto vanno davvero a rinchiudersi nelle cose inanimate. assenti, finché non avvertono la nostra vicinanza e ci chiamano per farsi riconoscere, per farsi liberare dalla morte. forse, davvero, il tempo non può essere ritrovato con un ordine dato dalla memoria, ma rivive solo attraverso la sensazione strana, spontanea, che proviamo ritrovando l’odore, il gusto, il sapore di un qualsiasi accessorio inerte del passato.»
(norman manea, «il tè di proust» in ottobre, ore otto, il saggiatore 2005)