Versi famosi e apparentemente semplici

Quanti modi ci saranno di tradurli in italiano? Addio, in questo caso, alla rima.

L’Adieu
di Guillaume Apollinaire (Alcools, 1913)

J’ai cueilli ce brin de bruyère
L’automne est morte souviens-t’en
Nous ne nous verrons plus sur terre
Odeur du temps brin de bruyère
Et souviens-toi que je t’attends

L’addio
Ho colto questo filo d’erica
l’autunno è morto tu ricordalo
non ci vedremo mai più in terra
odor del tempo filo d’erica
e tu ricorda che t’aspetto

Traduzione di Alba Bariffi

Un sonetto di Edna St. Vincent Millay

Fino a che dura questa sigaretta,
attimo breve alla fine di tutto,
mentre la cenere muta cade a terra
e alla luce del fuoco fatta lancia,

fondendosi alla musica ribelle,
l’ombra spezzata danza sopra il muro,
lascerò rievocare alla memoria
la visione di te, seguita dai miei sogni.

E poi adieu, – saluti! – il sogno è spento.
Della tua faccia so dimenticare
colore e tratti, l’uno dopo l’altro,

non le parole, i sorrisi non ancora;
ma nel tuo giorno questo attimo è il sole
su una collina, dopo il suo tramonto.

Traduzione di Alba Bariffi

Testo originale

Sonetto lo era prima che ci mettessi le mani io; «all’italiana» come schema, se non ovviamente come metro. Ma in traduzione la rima dà troppe costrizioni rispetto al senso del testo (anche se la prima strofa mi era riuscita), e alla fine pure la ricerca di un metro unico; non so se valga la pena. Benché al senso dell’originale si possa fare un po’ la tara di cosa fosse stato evocato dal metro e dalla rima, senza voler tenere ossessivamente ogni dettaglio…