visioni del finesettimana: valdoca e skolimowski

minimo comun denominatore: struggente presenza di bestie – in particolare un cervo.

caino del teatro valdoca: nel bianco del palazzo del ghiaccio, danio manfredini/caino cammina senza posa nero come una silhouette di tracciamenti (giuro che, fra cranio rasato, abito longuette e stivaletti col tacco, era quasi identico). i testi come al solito estremamente enfatici di mariangela gualtieri finiscono (per fortuna) per fare da sfondo a un'azione scenica complessa e vivace, dove un angelo, un diavolo dal manto fatto di animali morti e varie creature interagiscono con caino (nella sua sofferta decisione di delinquere e conseguente esilio) e fra di loro (tutto un mondo di relazioni fra esseri umani e fra esseri umani e natura non esisterebbe, forse, senza quel primo assassinio e quella prima menzogna che ci differenziano sostanzialmente dagli animali).  interessante assai, ma che fatica  – un'ora e tre quarti senza la minima narrazione… mica facile. una cripticità che ha l'effetto di controbilanciare costumi luci musica impeccabili.
resta curiosità per le rappresentazioni precedenti: le foto documentano differenze notevoli.
e il cervo? è l'unica presenza scenica che non viene usata/manipolata in alcun modo. rimane a guardare.

essential killing di skolimowski: nel bianco di una neve presumibilmente polacca, vincent gallo/mohammed cammina senza posa, anche lui in fuga dai propri crimini (ha ucciso soldati americani in un deserto presumibilmente afghano) ma soprattutto dall'esercito che l'ha catturato, torturato e poi deportato verso una base militare del nordeuropa. si comincia con qualche tranche de vie delle odierne guerre americane e si va a finire ancora in dead man di jarmusch, compresa l'epica, escluso il distacco (del b/n e molto altro): quando hai il tuo destino addosso la natura non ti può salvare – e non parliamo dei tuoi simili. nel peregrinare apprenderai più di quanto hai conosciuto in tutta la tua vita, ma poi. (e del resto, non moriamo forse tutti, alla fine?)  qui però c'è una progressiva, dolorosa trasformazione dell'uomo in animale braccato, inesorabilmente solo. consiglio di resistere fino all'indimenticabile tocco finale dello skolimowski pittore.
il cervo è quello a cui mohammed – sebbene per sopravvivere e per cibarsi sia capace di tutto – non spara.

proofreading and ebooks

let's suppose that one day book production will be devoted only to ebooks. the production process is already largely digital, but will we still have to print out book proofs?  I think yes, because proofreading – which can  be properly done only on paper, until e-ink really solves its readability issues… or maybe every copydesk gets a very big kindle… – will be even more important.  typos are annoying in a printed book, but should be avoided at all costs in ebooks, because they affect one of the e-text main features: searchability (also: since the reader can adjust the text size, they will probably look more prominent in ebooks). that's in theory, because the ebooks production I see happening is still so haphazard that near to nobody really cares for high standards content. anyway, it looks like those dusty proofs stacks are here to stay a while.

supponiamo che un giorno la produzione di libri sia destinata esclusivamente agli ebooks. il processo produttivo è già ampiamente digitale, ma sarà ancora necessario stampare bozze cartacee? penso di sì, perché la correzione di bozze – che si può fare bene solo su carta, finché l'e-ink non risolva le inerenti difficoltà di lettura… o magari ogni redazione non riceva un enorme kindle… – sarà ancora più importante.  i refusi in un libro stampato sono fastidiosi, ma a maggior ragione dovrebbero essere evitati negli ebook, perché inficiano una delle caratteristiche principali dell'elettronico: la possibilità di fare ricerche nel testo (inoltre: negli ebook probabilmente risulteranno ancora più evidenti, dal momento che il lettore può modificare il corpo del testo).  questo in teoria, perché la produzione di ebooks che sto vedendo è talmente improvvisata che quasi nessuno si preoccupa di un'alta qualità dei contenuti. comunque, pare che delle polverose pigne di bozze non ci libereremo tanto presto.

ma se dopo 20 anni che lavori in editoria

vai al corteo dello sciopero generale e nello spezzone slc (mica tanto grande) non c'è nessuno che conosci a parte un veterano della tua stessa azienda… che vorrà dire?

a) i colleghi non sapevano neanche che c'era sciopero

b) lo sapevano e non sono d'accordo con le motivazioni

c) lo sapevano e sarebbero pure d'accordo ma in ufficio nessuno lo fa

d) lo sapevano e sarebbero pure d'accordo ma in ufficio c'è troppo da fare

e) lo sapevano e sarebbero pure d'accordo ma diffidano dei sindacati

f) lo sapevano e sarebbero pure d'accordo ma non sono assunti e non farebbero statistica, e comunque hanno troppo da fare

g) ormai gli interni delle case editrici sono così pochi che si sentono fortunatissimi e non si sognano neanche di scioperare, nemmeno per simbolica denuncia dello stato abbastanza penoso del mondo del lavoro italico

emily e rosamund

emily the strange è un personaggio carino ma piuttosto ovvio e innocuo – perciò, benché sia nato in un ambiente di skaters, appiccicargli l'etichetta di «controcultura» fa alquanto ridere, soprattutto adesso che ci gira intorno un piccolo impero di merchandising… e non mi stupisce molto che sia stato oggetto anche di un'accusa di plagio.

è una storia vecchiotta, comunque eccola qua, io non la sapevo:

prima segnalazione imbarazzante in rete (2006)

sviluppi (2008)

un interessante commento del san francisco weekly sulla querela preventiva (?) (2009)

accordo legale (2009)

ora mi è venuta curiosità di vedere questi libri di nate the great, magari me ne compro un paio…

che bella la mostra su arcimboldo a milano

i quadri ovviamente sono sempre quelli, ma se piacciono l'illustrazione scientifica, le raccolte naturalistiche, i disegni leonardeschi, i libri antichi, vale la pena di andare di corsa a palazzo reale: immersione nel ’500 garantita.  riuscito l'allestimento che crea, anche se sobriamente, ambienti veri e propri da visitare (con musica d'epoca).
non proprio immediato trovare il sito della mostra

marco rostagno e il giallo dei ragazzi

mi sono decisa a procurarmi su ebay certe vestigia di questa storica collana, che da piccola ho amato (ma non mi pare di averne più alcun volume mio – forse me li prestavano? poi magari un giorno li ritroverò da qualche parte)

l'illustratore di queste copertine
noto anche in francia

nancy drew (1970; ristampe del 1975)

NancyDrew-Rostagno

hardy boys (1971-72, ristampe del 1976)

HardyBoys-Rostagno

(ora il dubbio è se rileggerne uno per vedere se fosse robaccia o no)