dick stone, illustratore

con tutto quello che si può preconizzare di meraviglioso nel regno (per lo più ancora immaginario) del libro elettronico, mi trovo sempre di più ad amare gli esiti felici di un uso dell’immagine stampata fortemente influenzato dai limiti tecnici – insomma i vecchi disegni riprodotti a due colori di cui ormai abbiamo una discreta collezione.

questo è uno dei primi volumi di selezione del libro pubblicati dal reader’s digest italiano; riproduce una scelta di condensed books della casa madre con relative illustrazioni, fra cui queste di dick stone (il libro italiano è del 1956, ma le illustrazioni non saranno di molto precedenti, poiché l’edizione integrale del romanzo è del 1955).

altre notizie su dick stone sul blog di illustrazioni degli anni 40 e 50 today’s inspiration: puntate 1, 2, 3.

where have I been: a survey on recent online life 3

…tutto ciò non significa che non si dia ogni giorno un’occhiata al google reader che annovera vicini di rete antichi e recenti sotto forma di blog.

a questo proposito, devo ancora ringraziare giulia di giardinaggio sentimentale che mi ha attribuito il badge

i destinatari del premio devono:

ringraziare e linkare chi ha assegnato il premio
pubblicare il logo del premio
elencare 5 blog con meno di duecento iscritti
informare i nuovi vincitori con un commento nei loro blog (se non siete pigri come me, cioè)

ora, questa cosa degli iscritti immagino sia una diavoleria di blogspot, ma siccome i miei preferiti per fortuna non sono mai diventati delle star, credo di non sbagliare citando alcuni preferiti che non sono i soliti (voisapetechisiete) con cui chiacchiero spesso online e magari anche dal vivo, ma frequentazioni più occasionali cui peraltro non rinuncio:

filo (filoglotta) vive e lotta non proprio insieme a noi ma al momento in germania, dove insegna eroicamente l’italico idioma. e ce lo racconta con tragica arguzia.

cassandra (la nuova fortezza) vive e lavora a firenze. fa la traduttrice di notte. ho appena scoperto che ha un blog dal 2005.

michelangelo (uova fatali) scrive recensioni di dischi. come dovrebbero essere. con un occhio di riguardo per la new wave (come sempre dovrebbe essere).

susner (la zona) si occupa di (forse anche fa?) arte contemporanea. scatta foto enigmatiche. emana essenziale autorevolezza.

luca (totentanz) polemizza con calda razionalità napoletana da francoforte, e fa foto favolose.

no, così, per chi si chiede che scopo abbia ancora tenere un blog nell’epoca dei social network: resta l’unica formula di sito personale agile e sensata allo stesso tempo.
(e suscettibile di complicità tale da rendere plausibile scambiarsi marchietti con un cuoricino sopra… alla mia età… invece di ambire a record di followers da qualche parte!)
se i suddetti ancora leggono blog, oltre a farne uno, piglino pure il testimone e ce ne dicano almeno 5 che magari abbiamo trascurato.

were have I been: a survey of recent online life 2

I’m actually talking about places I haven’t been, this time: I don’t have a tumblr account, and while I have a pinterest account, I haven’t got round to use it yet.
my problem is that images collections lacking contest and source always feel shallow to me, unless the choice is very strongly edited. I’d say that my only comfort zone for collections of this kind is the marvellous if charlie parker was a gunslinger, there’d be a lot of dead copycats, which is not a tumblr, hasn’t even got a cool layout, and yet is as fine a choice of culture-related pictures (photos, screenshots and ephemera) as one can imagine: a pronounced taste (for the witty, the popular, the oblique, and the artistically relevant) and a structure based on ongoing series keep it all together, so that the lack of sources is not a lack at all, but a main feature.
as for me, while I may be prone to spin out endless turns of unrelated and unrelevant photo shots of my own making, I’m not prepared to give out a flow of documental/inspirational images… yet (but the occasional squatting of my instagram account by record covers may be a worrying signal).

[notice: normal blogging in correct italian will be resumed as soon as possible.]

were have I been: a survey of recent online life

well, it seems that instagram really sucked up what little free time I had recently: I completed not one, not two but three self-imposed monthly challenges (of course I have to set goals and take things seriously, but that's just how I am).
so, what did I found out about it: it's satisfying not only because it's crazily easy to access from a smartphone (I mean, like twitter, but most of the time you don't even have to read), but because, while sharing things – moods, daily wanderings, meals, favourite objects etc. – you end up with a nice collection of details in your image folder, whose staying power is far superior to your twitterings', for example (if you happen to be keen on that–I am).
on twitter you edit news and links, and your thoughts and words, to the very bone, if you're so inclined. on instagram you edit your gaze, and and the effort of fitting that square cut is rewarded by the merciful influence of the app's filters on your photographs. I'm a bit ashamed to say I had not really understood what the iphone pictures' hi-res was about, up until now: but it's for enlarging and cutting, of course.
I still have to tidy up that folder and see what's really for keeps, if anything, but the ease of use and the networking motivation combined make instagram so often accessed that a nice photo app like hipstamatic, for example, feels cumbersome like using a reflex in comparison. and, while I'm all for slowness in general, I welcome quickness if it allows me to do something I wouldn't do at all otherwise.
the networking on instagram is very quick and apparently shallower than exchanging words through blogs and twitter, but it's more continuous (it depends on how many people you follow, of course, but keeping up to date seems doable) and therefore pervasive. exchanging pictures is so immediate that following people from the other side of the world on instagram instantly make a lot more sense than following them on twitter (and that's even if you share a common language).

(to be continued-probably)

 

my apple «cards» experience

so I decided to send myself one of the custom cards you can make with this new app: it is indeed a lovely printed cream cardboard, and my melancholy lake sunset turned out quite good.
I put no text inside because I wanted to be able to use it afterwards, so I don’t know about that, but there is a nicely embossed border.

the only thing is: if you forget the crazy price and plan to use this service to send cards from your vacation, do keep in mind they might get to destination bearing a stamp from the czech republic.

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intermezzo pubblicitario (e una riflessione)

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in attesa di altre illustrazioni a due colori degli anni 50 che ho da scannerizzare.
le possibilità creative del libro continuano a rivelarmisi ampiamente proprio in correlazione alle limitazioni tecniche che gli sono toccate di volta in volta, mentre rimane per ora un mistero che cosa porterà con sé l’ebook in questo senso.
quelli che si sfornano dove lavoro io sono per ora solo frettolosi riversamenti di testo che non sfruttano minimamente le possibilità non dico creative, ma funzionali del mezzo (a malapena link interni per indice e note, per dire).  quando la cosa diventerà redditizia, forse, chissà… ma non sarà che per farla diventare redditizia bisognerebbe proporre qualcosa di più, al di là della comodità di trasporto e archiviazione di un contenuto identico?
probabilmente nell’ambito del libro illustrato le cose progrediranno più in fretta; ecco perché il mio ebook reader, quando mai arriverà, me lo immagino a colori.

«the bob» and colleen moore

a few links about the actress whose eye (probably the brown one, as I can see from colorized pictures) & bangs I stole for my favourite buddy icon.
I'm not comfortable with buddy icons, but this stuck somehow – though I had never heard about her, when I found her portrait in the book il futurismo e la moda (in a page about the change of role models in the 20s and the french novel la garçonne).

it turns out moore was the first american actress to make bobbed hair popular (not louise brooks) and that she was (massively, we could rightly say) into doll houses.

colleen moore's fairy castle

colleen bobs her hair

the colleen moore project and a forthcoming new biography.

(seeing her movies seems nearly impossible now, but I'll look into it and report back.)

 

«tre anni» di cechov


dunque a pubblicare le immagini del neoconquistato malconcio libricino illustrato da ferenc pintér ho aspettato di aver letto il racconto. tristissimo.

su doppia pagina di piccolo formato, sono acquerelli sul verde (sempre in tinta con il blog, come si può vedere) con qualche raro tocco di rosso per un dettaglio importante. sempre presente la mestizia del protagonista che riesce sì a sposare la donna desiderata

solo per poi trovarsi prigioniero di fraintendimenti amorosi e beghe familiari

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per non parlare dei lutti incombenti.

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le note sull’ambientazione russa (paesaggio, usanze) contribuiscono alla malinconia dell’insieme.

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rimane una piccola promessa di felicità sfiorita nell’ombrellino rosso.

post-natalizio

ieri pomeriggio ho portato in solaio la scatola degli orpelli natalizi, ed essendo il solaio impraticabile mi sono messa a scegliere un po’ di roba (soprattutto cartoni vuoti, conservati chissà perché) che andava assolutamente buttata. così facendo sono arrivata al fondo di un certo angolo inesplorato, dove – sotto una cassetta con un lampadario dei vecchi proprietari – occhieggiava qualcosa di rosso.

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una scatola di latta in condizioni praticamente perfette, nonostante i calcinacci che hanno invaso il solaio durante certi lavori di isolamento.

e dentro?

libri!

44 volumi della collana «i romanzi del corriere», 1956-1958.
narrativa internazionale di varia estrazione, signorine discinte in copertina e taglio colorato.
in fondo al volume, rubriche di gossip, buonumore, enigmistica. pubblicità d’epoca sparsa qua e là.

datemi il tempo di analizzare il materiale, e capirete che per il 2012 rischiamo seriamente di diventare un blog monografico.

bonus della befana: sotto la scatola (che è una scatola alemagna e quindi, milanesemente quanto mai, contenne all’origine del panettone) e, purtroppo, sotto un chilo di calcinacci, c’erano residuati cartacei di studi universitari avvvenuti negli stessi anni, nonché un librino con 8 illustrazioni dell’amato ferenc pintér – ma di ciò alla prossima puntata.