procede. i biglietti per l’evento culturale sono arrivato da londra a milano in giorni 2.
poiché l’amica t. ha radunato una classe folta quanto eterogenea, abbiamo dovuto trovare una casa sul tamigi da monopolizzare.
città e altri luoghi
hitchcock e new york
(il cinema secondo hitchcock di françois truffaut, pratiche editrice, parma 1985, p. 102)
the stranglers
al rolling stone un sabato sera, senza cornwell ovviamente (ma che tamarro è questo baz warne?), e purtroppo senza neanche il batterista jet black settantenne, mettono su ugualmente un concerto che sono contenta di aver visto. spiccio ma efficace. del resto fanno un greatest hits tour, quindi ce n'è per tutti, pure le cover walk on by e all day and all of the night (next best thing rispetto al sentire i kinks, suppongo.)
al ritorno, il quartiere è affollatissimo per la festa pre-sgombero del centro sociale pergola. all'una e un quarto fuochi artificiali: dalla finestra del terzo piano si vedono benissimo, sembrano fatti per noi… un paradossale buon anno a un quartiere assediato dai cantieri, che estromette la macchia di colore dell'ultimo centro sociale della zona. bisognerà inventarsi qualcos'altro.
lo sgombero del centro sociale conchetta a milano
(le forze dell'ordine hanno messo i sigilli ieri mattina) dovrebbe suscitare indignazione per diversi motivi, non c'è bisogno di avere particolari simpatie per gli spazi occupati e autogestiti:
– cox 18 è un vero centro culturale di storica rilevanza cittadina;
– lo stabile di via conchetta 18 da anni è del comune, che dovrebbe solo ringraziare il collettivo per come usa lo spazio e per la sua presenza costruttiva nel quartiere (anche se non può ne vuole metterci un marchietto sopra);
– c'era già una causa civile in corso da mesi per definire l'uso dello stabile.
speriamo che l'ambiente della cultura milanese, se ne esiste uno, prenda posizione contro l'ottusità e l'ignoranza, invece di lasciare nel loro brodo le realtà autonome che – per quanto scomode per una certa tendenza a dire la loro in modo poco conciliante con l'amministrazione cittadina in carica, ops – sono una presenza vitale, vivace, necessaria.
bisogna mettere bene in chiaro la situazione (e domani, in corteo, evitare che saltino fuori i soliti mitomani che fanno casino e
provocano – l'unica cosa più irritante degli assessori ottusi). facciamoci prendere sul serio.
informazioni varie su carmilla
aggiornamenti sulle iniziative pro cox 18 su radio onda d'urto e indymedia
oggi un giro in centro
cominciato per vedere una mostra sul terrorismo a milano. non sapevamo con precisione cosa fosse, ma trattandosi del museo di storia contemporanea abbiamo detto: perché no?
è presto detto, perché no: trattasi di un percorso (definito, bleah, «viaggio emozionale») di pannelli con (poche) foto e una narrazione tipo bigino degli anni di piombo con scarni dati sugli episodi salienti (semplificati semplicisticamente); a questa narrazione si alternano frasi a effetto sulla «tragicità» degli atti di terrorismo e profili e testimonianze delle/sulle vittime del terrorismo alla cui memoria la mostra è dedicata, memoria rispettabilissima ma che in questo approccio «emozionale» (una volta la parola italiana era «emotivo» e il senso non cambia) monopolizza con il banale ricatto «lacrime per vite stroncate» qualsiasi avvicinamento alla comprensione storica. al di là della novità dell’approccio «emozionale», l’intenzione è la solita: quell’andare al di là delle ideologie che è l’atteggiamento più ideologico che ci sia. non entro neanche nei dettagli della superficialità del tutto, pare una ricerca fatta al doposcuola, e trattandosi di milano, facciamo bene attenzione a non nominare neppure pinelli, mi raccomando (che tra l’altro, stranamente, p. crede di aver riconosciuto in una foto: messaggio subliminale?)
non è segnalato un curatore; pare più che altro un’installazione – con l’appeal della cronaca nera – fatta da qualche agenzia dedita a organizzare eventi et similia, che il comune poteva benissimo piazzare in qualche luogo di passaggio in centro, se voleva – ciò non mi avrebbe stupito – ma per un museo è squalificante. quanto al fatto che ci vengano portate le scolaresche, si può solo indignarsi.
il pomeriggio è migliorato con una visita al negozio humana (un charity shop in italia! sono commossa) di via cappellari 3, accanto al duomo – dietro la libreria mondadori e accanto al negozio kipling – che svende al 50% fino al 7/2. pare ci sia da due anni, e non mi dite niente?
i posti
non mutano poi tanto.
traditi dalla fretta ci aspettiamo
tabule rase di bombe e di cemento
ma le pietre resistono
i sampietrini
dai colori scomposti come un rompicapo.
street art books

ma se sono libri non è più street art, dunque diciamo: due libri di fotografia.
banksy è banksy, slinkachu ha avuto quest'anno il suo momento di gloria.
lo metto non solo nel faldone «città» ma soprattutto nel «faldone miniature» (con lévi-strauss e baudelaire, paolo ventura, le bambole di carta, la signora clutter, il presepe, hitchcock e hopper).
[magari nel 2009 inauguriamo un'apposita categoria del blog.]
la nebbia a milano
è ormai più rara della neve. un regalo, quindi, questa vigilia di natale ovattata che stamattina sfumava i contorni del cantiere impregilo di via melchiorre gioia, appannando le vetrate appena montate ai primi piani delle strutture a esse dell’«altra sede» della regione, le cui impalcature salivano nel nulla come fiabesche strutture di una città fantasma (chiedo venia, ho finito ieri sera di leggere neverwhere di neil gaiman). nella nebbia sfumavano pure le cime del pirellone e del grattacielo di via galvani vuoto da anni per i lavori di bonifica dell’amianto. insieme alla scossa di terremoto di ieri pomeriggio, una benvenuta destabilizzazione simbolica del centro direzionale.
I share my birthday with susie bubble
(scopro un paio di giorni fa), compleanno caduto proprio una settimana dopo che ero andata a londra con la scusa della angels sale di cui avevo letto… sul suo blog. (curioso, ma non più del fatto di avere un’amica che a una notizia siffatta si precipita a fare i biglietti aerei.)
comunque: londra non è affatto male sotto natale, e il tempo è stato bello. inoltre, per quanto sia qualunquista dirlo, sono lieta di essermi aggirata con cappotti abbastanza pesanti per la metropolitana di stockwell senza che nessuno mi sparasse.
ma non voglio infierire più di tanto contro la paranoia da terrorismo (anche se, ovvio, razionalmente va contrastata): per comprenderla basta passare una notte tra gatti rossi e bambini biondi in una via residenziale di stockwell, tra stufe aga e moquette color crema. è la decadenza dell’impero e ce la godiamo fino in fondo (ci priviamo solo, non si sa perché, dei miscelatori da lavandino).
la svendita è stata una strana cosa molto britannica, dalla coda letteralmente chilometrica ai giovinetti affamati (mica come da noi, dove anche l’alternativo è molto più schizzinoso) di qualsiasi fuffa usata, ossia quella rimasta per chi non era arrivato alle sei di mattina.
io non ero arrivata alle sei di mattina ma ho ugualmente rimediato vari improbabili tesori, souvenir anglofili, quattro cappelli, un soprabito pseudovittoriano da riparare e una giacchina anni 40 a cui potrei mettere i bottoni di ceramica del victoria and albert.
dopo otto anni di desideri rimandati, credo sia stato meglio andare a londra un po’ per caso, a fare shopping a spitalfields e in oxford street, lasciando perdere i miei soliti tour de force e piani quinquennali, e persino la freccia del type museum che mi occhieggiava ogni mattina. (la cosa più culturale è stato entrare a prendere un pessimo caffè alla tate modern – sopralluogo per la prossima volta. la sterlina continua a scendere in picchiata.)
torino
mi attira un po’ morbosamente, vagheggiavo di tornarci dal 2004 (quando ci andai per due concerti abbastanza epocali – in realtà credo di esserci stata solo alle medie per il museo egizio e poi… per altri concerti – e un po’ di salone del libro) e invece sono riuscita ad andare prima a new york, bah.
peraltro, anche stavolta niente donna della domenica, poca cioccolata, niente musei, niente porta palazzo, niente valentino… però un poco di torino film festival, un poco di luci d’artista, atmosfera invernale. cielo limpido su piazza vittorio veneto. la prossima volta ci sto almeno 2 giorni, promesso.