cominciato per vedere una mostra sul terrorismo a milano. non sapevamo con precisione cosa fosse, ma trattandosi del museo di storia contemporanea abbiamo detto: perché no?
è presto detto, perché no: trattasi di un percorso (definito, bleah, «viaggio emozionale») di pannelli con (poche) foto e una narrazione tipo bigino degli anni di piombo con scarni dati sugli episodi salienti (semplificati semplicisticamente); a questa narrazione si alternano frasi a effetto sulla «tragicità» degli atti di terrorismo e profili e testimonianze delle/sulle vittime del terrorismo alla cui memoria la mostra è dedicata, memoria rispettabilissima ma che in questo approccio «emozionale» (una volta la parola italiana era «emotivo» e il senso non cambia) monopolizza con il banale ricatto «lacrime per vite stroncate» qualsiasi avvicinamento alla comprensione storica. al di là della novità dell’approccio «emozionale», l’intenzione è la solita: quell’andare al di là delle ideologie che è l’atteggiamento più ideologico che ci sia. non entro neanche nei dettagli della superficialità del tutto, pare una ricerca fatta al doposcuola, e trattandosi di milano, facciamo bene attenzione a non nominare neppure pinelli, mi raccomando (che tra l’altro, stranamente, p. crede di aver riconosciuto in una foto: messaggio subliminale?)
non è segnalato un curatore; pare più che altro un’installazione – con l’appeal della cronaca nera – fatta da qualche agenzia dedita a organizzare eventi et similia, che il comune poteva benissimo piazzare in qualche luogo di passaggio in centro, se voleva – ciò non mi avrebbe stupito – ma per un museo è squalificante. quanto al fatto che ci vengano portate le scolaresche, si può solo indignarsi.
il pomeriggio è migliorato con una visita al negozio humana (un charity shop in italia! sono commossa) di via cappellari 3, accanto al duomo – dietro la libreria mondadori e accanto al negozio kipling – che svende al 50% fino al 7/2. pare ci sia da due anni, e non mi dite niente?
Io metto i vestiti vecchi nei bidoni di Humana! Ecco dove finiscono…
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magari va a finire che compro i tuoi vestiti 🙂
comunque d’ora in poi io li porterò al negozio: per strada, in lombardia, mi pare prevalgano ancora i bidoni caritas (ma devo controllare).
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