music club acoustic 2009 # 2

immagino che curatore di questo secondo round (di concerti pomeridiani nella sala piccola del dal verme) sia sembre il benemerito enzo gentile, ma non trovo indicazioni in rete tranne lo scarno cartellone del teatro.

tutto bello, ma ovviamente gli highlights qua da noi sono:

29 ottobre: elliott murphy in duo con olivier durand
12 novembre: chumbawamba

19 novembre: robyn hitchcock trio

all’aperto, in campagna

forse i concerti suonano meglio, forse io mi diverto di più, non so. fatto sta che sia a pusiano sia a casola valsenio belle sorprese, musicisti bravi, set ben riusciti sono arrivati con una facilità che nei concerti di routine spesso ci si limita a invocare invano (sarà anche perché locali belli per suonare quasi non ce n'è – e a milano, vorrei ricordare, ha pure chiuso il rolling stone). 

Insomma, volenti o nolenti sotto il nume tutelare di bob dylan, che quelli del buscadero vogliono portare a pusiano e quelli di strade blu omaggiano in serate monografiche con steve wynn, eccoci venerdì 14 nel cuore della romagna, il che fa sempre piacere, a vedere robyn hitchcock attaccare il concerto con una nervosa versione della altrimenti straziante not dark yet.  se durante il soundcheck portava calzoni verde pisello e camicia rossa con la frutta, adesso eccolo in calzoni viola e camicia di fantasia indefinibile. indi, accompagnato dall'abbastanza entusiasmante, a mio parere, sezione ritmica di rob ellis e paul noble nonché da jenny adejayan al violoncello, esegue quasi tutto l'ultimo album, goodbye oslo, presentando i pezzi in italiano (e qui i puristi arricciano il naso perché il leggendario sarcasmo hitchcockiano ne risulta leggermente appannato).  umarells e vecchie signore che sgranocchiano la salvia fritta (siamo nel bel mezzo del mercatino delle erbe di casola) sembrano gradire.  a essere venuti apposta per il concerto saremo in venti compresi gli organizzatori (ciononostante non ho la setlist e non ho detto ciao a robyn, perché sono pigra).
pezzi vecchi: america, sounds great when you're dead.  altri pezzi più recenti: you and oblivion, nasa clapping, full moon in my soul, sometimes a blonde, museum of sex.
pochi? invece no, non c'è proprio di che essere nostalgici: con un repertorio così vario e compatto, più bello e simpatico che negli anni ottanta, incoraggiato dall'america e da internet e da jonathan demme (e chi più ne ha più ne metta) a lavorare come un matto, rh si conferma più bravo che mai (come dovevasi dimostrare, anche nel concerto elettrico).

ah sì, le inevitabili cover finali: golden years con un imbarazzato steve wynn ai cori, e a day in the life. hai detto niente…

In apertura, invece, la bella sorpresa è stata christine lakeland, accompagnata da chris cacavas (che non ha più i capelli lunghi) alla tastiera e danny montgomery alla minibatteria – bel blues ironico, america in dose omeopatica.

sentire gli steely dan

mi dà sempre un'impressione di lusso, di abbondanza – tutta l'america che c'è dentro, il jazz e il blues e il funky, tutte cose che restano per me fondamentalmente esotiche, e in regalo la voce di donald fagen…
anche il concerto (milano, arena civica, 9 luglio) mi ha fatto questo effetto: la precisione e la professionalità della big band (proprio quella che comincia a suonare prima delle star titolari e conclude dopo la loro uscita), la scaletta così varia e fluida e divertente (internet! non trovo la setlist). per tutta la settimana avevo avuto una premonizione acustica sottoforma di una insistente any major dude will tell you in testa, ma non si è avverata.
sd sono anche la cosa più anni settanta che mi sia mai piaciuta, e mi sono piaciuti tanto. una cosa anni settanta ascoltata e amata negli anni ottanta, obbligatoriamente alla radio, trainati dal successo di the nightfly di donald fagen, l'album perfetto, il 1982 in cui si riscopriva l'atomic age. insomma gli steely dan mi fanno un po' da bigino del dopoguerra e sono andata molto volentieri a vedermeli per la prima volta, da sola come andavo vent'anni fa a vedere i miei primi concerti.  all'arena c'erano molte zanzare e non poi tantissima gente (con alta percentuale di fan assidui, pure un po' molesti) ma ha cominciato a fare buio quando la scaletta entrava nel vivo con home at last, e a quel punto era proprio così che ci si sentiva. come del resto ogni volta che si riascoltano i loro dischi – a me piacciono quelli vecchi – da tenere un po' come reminder di tutte le cose piacevoli che non ci concediamo quasi mai. swinging is possible.

hitchcock alert

forse quest'anno robyn hitchcock viene davvero a strade blu: con la band (!) a casola valsenio (!!!) il 14 agosto. ingresso gratuito.
peccato che non abbiamo più il pied-à-terre a imola, me lo sentivo che veniva utile – ma per rh temo che affronterei pure un ferragosto in campeggio a riolo terme.

ps: volendo, la sera prima a ravenna c'è steve wynn che suona dylan. con band.  (no, lo dico per chi notava che da un po' steve wynn non si faceva vedere)

oggi si ascolta

il disco nuovo dei dinosaur jr, farm. bello. certo, sembra uno dei loro dischi di una volta. dunque posso contarlo come un disco «nuovo» per me?
più in generale meglio continuare a contorcersi sotto l'imperativo della ricerca costante di cose nuove o godersi quello che capita di incontrare?
essendo domenica, mi do vacanza e mi fermo alla seconda che ho detto.