alla fine stasera non sono andata al cinema

perché c'erano delle zucchine da utilizzare – quindi ho fatto la zuppa e ho cenato – ma anche perché ero già andata:
– sabato a vedere l'uomo nell'ombra di polanski, di cui ho goduto assai la cornice editoriale oltre al thriller isolano (come shutter island ma con le dune – polanski ama le dune, o forse tecnicamente in cul-de-sac non c'erano dune, ma il paesaggio è simile). può sembrare un normale giallo uomo-comune-in-una-storia-più-grande-di-lui, ma il tocco di polanski per l'ambiguità e certi tocchi comici… ineguagliabile.
adesso p. non fa che citare la battuta: «non ho mai capito a cosa serve il vino bianco».
– domenica a vedere fantastic mr fox di wes anderson. a milano si può vederlo solo andando al plinius di pomeriggio, ma ci sono più occhialuti fan di wes anderson che bambini. qui mettiamo una foto a beneficio dell'archivio miniature:

Fantastic-mr-fox4

e un'altra a memoria della mia identificazione con l'opossum:

Fantastic-mr-fox5 

ora non mi rimane che leggere il libro di roald dahl (in italiano furbo, il signor volpe). 
questi 2 film, nonché il film precedente che ho visto in sala, l'impressionante profeta di audiard, hanno tutti la colonna sonora di alexandre desplat, che prima non avevo mai sentito nominare. capita sempre così.
– lunedì pensavo di andare a teatro e sono finita di nuovo al cinema.  fanny & alexander in questi giorni stanno facendo, al teatro i,  2 spettacoli del loro lavoro sul mago di oz: emerald city e him, entrambi ispirati a questo cattelan. ci sono arrivata ignara del fatto che stavo per rivedere quasi tutto il film di fleming con l'audio doppiato in diretta (in lingua originale) da marco cavalcoli vestito da hitler, in ginocchio davanti allo schermo. la cosa mi ha segnato.
(ah, forse vado al cinema anche domani)

la provincia colpisce ancora

annullata anche l'annuale rassegna dei film di cannes a milano.

negli ultimi giorni peraltro mi è completamente sfuggita, al centro culturale francese, questa rassegna (qui sostegno del comune). 
restano, oggi, ben 4 film con hippolyte girardot. io potrei arrivarci alle 9, ma non me la sento di affrontare 168 minuti di una lady chatterley in cui lui fa il marito paraplegico…  pare quasi inevitabile andare a rivedere un mondo senza pietà.

varie musicali

• ci sono mica notizie di suoni e visioni, gloriosa rassegna musicale curata ogni primavera da enzo gentile per la provincia di milano? con l’aria che tira nelle istituzioni, vero… (il consiglio di zona 6 si è dimenticato di patrocinare il 25 aprile, per esempio.)
non solo mi accorgo solo adesso del vuoto, ma ho perso un incontro da cui si poteva forse dedurre qualche informazione. chi sa, parli (toccherà mica telefonare in provincia o pedinare il curatore).

UPDATE 5.5: ora il sito dice esplicitamente «sospesa per motivi di bilancio».

il nuovo materiali resistenti mi pare poco impressive, però c’è un pezzo degli offlaga e la voce di mara redeghieri svetta.

• va be’, ammetto che l’ultimo acquisto discografico non è che l’ennesimo disco di robyn hitchcock, cari ascoltatori, propellor time, neopsichedelico e jingle-jangle e ironico come te l’aspetti (dunque tutto bene), un robyn più classico di goodnight oslo, direi. tocchi americaneggianti come sempre con i venus 3, vari ospiti, qualche ottimo pezzo tra cui quello scritto con johnny marr, ma non ho ancora in mano l’agognata copertina con relative note di copertina.
avrei pure potuto risparmiare una decina di dollari e un po’ di tempo se avessi saputo che ci si poteva rivolgere in uk all’oscura sartorial records,* come apprendo ora da questa intervista che raccomando caldamente, al di là dell’informazione discografica, in quanto divertente (almeno se non vi disturba sentir parlare ampiamente di morte) e illuminante (anche sulle questioni paratecnologiche di cui sotto) come ogni verbo pronunciato da rh.
«Meanwhile up in Cambridge my old hero Syd Barrett lay dying as we were
writing Propellor Time, though we didn’t know it», e non aggiungo altro.

*ma c’era da temere che mi mandassero l’album su cassetta. questo non lo voglio, neanche autografato.

ps  solo per fan di rh e/o del barbican centre: robyn hitchcock’s black cab session.

nel weekend

c'è stato il record store day 2010, ma io non me ne sono accorta prima di leggere qua (vedi a volte, a non essere su facebook), tuttavia proprio ieri ho ordinato – via internet – un disco in vinile. l'acquisto permette il download di una copia digitale dell'album, così stamattina ho potuto cominciare a sentirlo sull'ipod mentre andavo al lavoro.  consapevole di desacralizzare l'agognato arrivo della copia, moltiplico almeno le occasioni di ascolto, cosa vitale nella mancanza di tempo… cronica.  con tutto il mio atavico attaccamento al vinile e il bisogno che ho almeno della copia in cd di un album – se no mi pare di non riuscire ad assimilarlo veramente – devo dire che non scambierei l'accesso alla cultura attuale con i vecchi tempi.  certo, c'è il rischio della dispersione, della superficialità, dell'appiattimento di parole e suoni e immagini in un continuum digitale ma insomma… in casa mia non si sentiva musica, a me invece cominciò a interessare e i primi approcci dovettero passare attraverso questo armamentario e i 45 giri al mercato ambulante del giovedì!  pittoresco ma arduo.
ciò detto, mi propongo per il resto dell'anno di fare una piccola statistica su dove compro i dischi.  perché la verità è che adoro i negozi di dischi come luogo, ma da troppo ormai: non ho tempo ad andarci; mi intimidiscono perché non sono più aggiornata come un tempo; se ci vado magari non trovo quello che mi serve.  mi sono dunque disciolta nei tempi moderni?  non so più se i metodi prevalenti della fruizione culturale risultano conformi alla mia attuale mancanza di concentrazione o viceversa.

ezio anichini

«aveva gran talento, ma nel resto della vita era
così nullo, così sconclusionato, così inetto da parere
qualche volta deficiente, e da restare, pur sempre lavorando,
povero e
come bambino e in miseria sempre.» (fonte)

oltre al peter pan bemporad, la bibliotechina conta 3 volumetti blu carabba degli anni 20 illustrati da anichini: leggende spagnole di gustavo ad. bequer, favole nazionali inglesi vol. II (dagli annali del re oberone) e lucciole di mamine sibiriak (nell'introduzione dato per disperso nella barbarie della rivoluzione russa).

Anichini1 Anichini2 

Anichini3Anichini4

shutter island (con spoiler ovviamente)

sono così d'accordo con la recensione di exit che la pigrizia mi spinge a non aggiungere granché.
per esempio che sto ascoltando la colonna sonora, e anche il disco merita (specie per me alquanto ignorante di musica contemporanea). dettaglio dei
compositori
: cliccando sui nomi nell'internet movie database, si scopre che ben 3 compositori e 2 brani figurano anche nella colonna sonora di shining.
dunque cos'abbiamo: citazioni di shining, citazioni hitchcockiana a iosa (in particolare vertigo), un'aria di finzione molto riuscita che aleggia in tutto il film e che si può spiegare sia con gli stilemi del film di genere sia con la trama stessa, eppure secondo me va oltre – non so se volontariamente, magari no.
p. il cameraman, per esempio, attribuisce a un film piuttosto scontato e raffazzonato il fatto che lo scioglimento sia poco plausibile, mentre io trovo inquietante l'accumulo di ulteriori assurdità: l'implausibilità della messa in scena terapeutica (e poi: l'uragano mica era programmato, allora le orribili segrete del manicomio sono vere o finte? sui maltrattamenti – se non sugli esperimenti – aveva ragione il protagonista?); il fatto stesso che teddy sia detenuto in un manicomio criminale pur essendo impazzito a causa del crimine che ha commesso e non abbia commesso un crimine in quanto pazzo; la meccanicità della storia che ricomincia da capo…
non so, saranno cose da horror manicomiale anche i medici che sembrano più matti dei pazienti, ma il tutto risulta piuttosto disturbante, anche se con lungaggini e discontinuità (il primo sogno fa sperare ancora in quei grandi momenti romantici di scorsese, mentre la scena madre finale – cioè iniziale – mi è parsa girata in maniera banale; le scene di dachau sono troppe); e mi è rimasta voglia di rivederlo.
essendo il cinema già onirico per se, un film letteralmente onirico – o psicotico, sempre d'inconscio in primo piano si tratta – bisogna saperlo fare, e in un modo o nell'altro scorsese secondo me ci è riuscito.
(su di caprio non mi esprimo; lo trovo molto funzionale alle cose che gli fa fare ms, ma che mi piaccia come attore non si può dire.)

sabato sera alla triennale

per il festival teatrale uovo, i dewey dell (rampolli di castellucci della societas) vestiti così
nel grande atrio buio sembravano proprio rendere omaggio al periodo d'origine del museo.

I am 1984 di barbara matijevic e giuseppe chico ovviamente mi è piaciuto, con la sua natura di percorso pseudoscientifico generazionale fra le olimpiadi, guerre stellari, la nascita della apple e il balletto classico.

Uovo20109

2 illustratori sconosciuti

(nel senso che in rete non ne trovo notizie, ed è improbabile che riesca a fare ricerche più serie)

Rivolo-Befana

g. rivolo: potrebbe essere il «pittore giuseppe rivolo» che risulta illustratore di senza famiglia per vallardi, di ettore fieramosca per mondadori, dei miserabili per utet. ecco alcuni tratti dal già citato teatro di bengodi.

Rivolo2         Rivolo3

Rivolo1

maru: le illustrazioni più moderne e déco trovate nei libri blu carabba. potrebbe essere la maru cortini illustratrice della bibliotechina bietti, marù cortini-viviani su un altro titolo carabba (consigli a mia figlia bella di esther rosa).

pleniluni sereni di manfredo vanni, carabba 1932

Maru1 Maru2

mani che lavorano e anime che sognano di edward garrett, carabba 1933 (che poi sarebbe un romanzo vittoriano)

Maru3 Maru4