la memoria

facoltà tanto disprezzata dai tempi di lalberoacuitendevilapargolettamanoilverdemelogranodaibeivermiglifior, tanto utile tornerebbe invece ora, quando l’utopia dell’enciclopedia dei morti di danilo kiš conforta solo a pensarci, a pensare che qualcun altro l’abbia pensata. quanti anni sprecati ad ascoltare ricordi altrui – quei ricordi del tempo di guerra cui mi attacco morbosamente, i ricordi di un’infanzia negli anni trenta, di una giovinezza negli anni cinquanta – senza scriverne una riga, ascoltando e dimenticando, ascoltando e dimenticando. (vedendo morire chi racconta.)
stasera a. mi ha raccontato di sua mamma piccola figlia di una famiglia belga nell’america di inizio novecento, nonché della mucca daisy e dei serpenti della virginia (che succhiavano il latte dalle tette della mucca); delle ragazze ebree sefardite – italiane nel senso di rodi – sopravvissute a buchenwald e conosciute in congo dopo la guerra, dove ancora potevano sperare in matrimoni combinati, quelle che non impazzivano.
aneddoti, storie, cose che da tanti anni sono cristallizzate in racconti. che nessuno ha ancora scritto, ma forse quando il narratore ha 77 anni bisognerebbe farlo, anche se può sembrare un epitaffio, se non è facile decidere come. (oppure rassegnarsi al tutto scorre, all’effetto non poi così effimero del racconto orale, alla natura transitoria dell’esperienza.)

quali sono tue cinque strane abitudini?

(catena passata da cadavrexquis.)
be’, a quanto si legge in giro, non sono l’unica ad avere difficoltà a riconoscere la stranezza delle proprie abitudini. le mie sono particolarmente irrilevanti… compensiamo con la quantità.
– la più strana, direbbe chiunque mi conosca, è di tenere un blog e consultare spessissimo internet, guarda un po’.
– poi, provo sempre a far troppe cose insieme (come: scrivere questo post, guardare la dolce ala della giovinezza in tv, scaricare musica, fare un tè, limarmi le unghie).
– sfoglio (e di solito anche leggo) giornali e riviste a partire dal fondo, mi viene così.
– porto le lenti a contatto solo nel fine settimana, in vacanza o la sera; al lavoro metto gli occhiali.
– devo sempre avere con me un pacchetto di fazzoletti di carta, per un naso non solo allergico agli acari ma che ha l’abitudine di sternutire così, a capocchia.
– d’inverno non faccio che produrre tisane e zuppe di verdura.
–  per pura ansia, compro tanti libri che poi non leggo.

visto che in molti hanno già compilato il modulo, raccolga il testimone chi gradisce… e siate più strani!

se a un diario di navigazione togli la navigazione

che cosa rimane? il tempo. il tempo non può che passare, è una banalità, anche se la tentazione di trattenere il respiro nel folto di un bosco per provare la sensazione che sia fermo è forte (ma inutile: se provi la sensazione, non è fermo).
dunque, mancando la navigazione a scandire alcuni percorsi, c’è per esempio il fatto che ho cambiato la foto dello sfondo scrivania in ufficio, quindi vuol dire che è passato del tempo, quella precedente mi ha stufato.
ci sono spostamenti nei giorni festivi e prefestivi, cene, birre estive, per lo più di infima qualità ma a volte no, persone che non si vedono spesso, bambini piccoli, decidere cosa mettersi ché il tempo (l’altro, cioè lo stesso) è cambiato ancora. tutto ciò non deve lasciare traccia, non è previsto, inutile pretenderlo. sbagliato anche pensare che per questo non abbia senso (o che debba averne uno).
certo il mondo in rete, pur caotico, può aspirare ad avere un ordine semantico, forse per questo mi piace, forse per questo mi manca quando la vitareale™ (ma da che blog veniva il trademark? è di antonio?) prende il sopravvento.

inoltre

oggi mi ha telefonato un cacciatore di teste. insomma, una società di selezione del personale è in possesso di una banca dati in cui c’è il mio nome. non so perché questo mi sconcerta assai. ciò non toglie che probabilmente passerò la serata a limare il curriculum: pur non avendo intenzione di cambiar lavoro. credo.