scoprire cose vecchie

a volte dà più soddisfazione che scoprire cose nuove, prima o poi rifletterò sul perché.
questa settimana:

Staccato
– il mitico serial johnny staccato con cassavetes ventinovenne più potabile che mai, jazz di lusso (shelley manne alla batteria), veri esterni newyorkesi del 1960, bianco e nero.
arriva su studio universal e al festival di torino.
in america c'è il cofanetto di dvd
esiste un paperback d'epoca presumibilmente tratto dalla serie
commenti:
daily news
senses of cinema

– il disco cosiddetto acustico registrato dai cure come bonus al greatest hits del 2001: bello, risentire le canzoni più famose in una esecuzione omogenea ed essenziale (di alcune ho capito le parole solo adesso).  mi sembrano cantate molto bene; ci sono arrivata  sentendo per caso alla radio  la commovente versione di friday i'm in love. forse è la tipica operazione fans only,  comunque una buona cosa.
l'ha fatto qualcun altro, un album registrato ex novo (non live) suonando una propria antologia? sembra un'idea così semplice e interessante, ma non mi sovvengono altri esempi.

è uscito tideland

vuoi che è un film di terry gilliam, vuoi che c’entra alice nel paese delle meraviglie, andava visto, e si è visto volentieri, nonostante la defezione di jeff bridges dopo un quarto d’ora.  mi proponi jeff bridges rocker e tossico e me lo togli dopo un quarto d’ora?  a me secca.  dopo, il film mi è sembrato un po’ senz’anima.
(nb: quanto ad american gothic non aggiunge molto a riflessi sulla pelle; quanto a tassidermia, bambole e case cadenti preferisco sempre l’alice di švankmajer. libro di mitch cullins pubblicato in italia da fazi, magari è bello?)

la mostra di munari

Dadi_sfericiè un’ottima scusa per andare alla rotonda della besana, se ne servisse una.
si possono vedere le sculture da viaggio, le macchine inutili, gli orologi, un sacco di cose, un po’ tutte quelle di codice ovvio e qualcuna in più (le stoffe, le pubblicità).
epifania di memorie infantili quando ho visto esposto cappuccetto verde.
ansia di possesso: sono tornata a casa i tomi più esaurienti che c’erano, ovvero la summa del lavoro editoriale di m. munari i libri e la raccolta di rodari con disegni di m. i cinque libri (ovviamente non l’edizione dei millenni, quella tascabile).
e questi dadi sferici, che non credo c’entrino con m. ma sono bellissimi. non era in vendita la scimmia zizi, che pure, a giudicare da un pacchetto esposto, è stata prodotta di nuovo quest’anno.

visti pochi film della panoramica di venezia

fiction
pensaci di gianni zanasi (commedia, romagna)
sügisball di vejko ounpuu (drammatico, estonia)

documentari
staub di hartmut bitomsky *
il passaggio della linea di pietro marcello
su due argomenti a cui sono sensibile, rispettivamente la polvere e i treni.

e oltre ogni genere
i’m not there di todd haynes
che dopo aver divertito facendo il mockumentary diventa nel modo più visionario possibile
un film sulla musica usa dal blues al rock d’autore
un film sul novecento usa dalla depressione al vietnam
un film sullo spettacolo usa dai carnival a hollywood
(uhm, e bob dylan? così grande che non ha bisogno di esserci perché il film parli di lui.)

bigino per seguire la trama
testo dell’outtake che dà il titolo al film
pregustando il disco della colonna sonora

* (segnalo ber berlinofili: le riprese della demolizione all’interno del palast der
republik e l’omino che spolvera l’installazione di vedova alla
berliinische galerie)

acusticamente la settimana scorsa

lunedì, breakfast on pluto di neil jordan con un audio talmente cavernoso che a stento si capivano i dialoghi.
sabato, lupin III il castello di cagliostro con l'audio a un volume tale da uscire tutti (i dieci presenti nella grande sala) piuttosto sordi.
mercoledì, berlin di lou reed, con l'acustica del teatro degli arcimboldi a permettere di apprezzare tutti i dettagli dell'enorme organico presente sul palco, eppure si rischia di emozionarsi meno che ad andare al cinema (se è questo che si cerca): per me personalmente è proprio un po' troppo, il professionismo sovrasta le canzoni, pur bellissime. punto massimo: caroline says II.
da un articolo apprendo che:
– rispetto alla versione eseguita a brooklyn non c'è antony
– reed lo chiama «un film per le orecchie»
– wharol voleva farne un musical
e mi quadra tutto perfettamente.
(sui video di schnabel non dico nulla perché avevo un posto d'angolo da cui non vedevo alcunché, a parte l'ossessivo riapparire di emmanuelle seigner.)

altri film visti la settimana scorsa

in ordine decrescente di gradimento.

persepolis di m. satrapi ***
smiley face di g. araki, le scaphandre et le papillon di j. schnabel **
auf der anderen seite di f. akin, la question humaine di n. klotz, le voyage du ballon rouge di hou hsiao hsien  *
l’age des ténèbres di d. arcand (mon dieu!)

e non è finita

con i film di inizio anni 90, perché l’altra sera una persona che conosco appena ha fatto la fatidica domanda: che fine ha fatto hartley? la risposta è sempre la stessa: esiste, ma da noi non arriva.
andando sul suo sito, però, si trova una brutta sorpresa: adrienne shelly, protagonista di trust, è morta, uccisa alla fine dell’anno scorso.
non ho altro da dedicarle che un’altra delle mie vecchie pagine pedanti (Hartley.pdf, 37.5K).

paranoid park

sono talmente contenta che gus van sant abbia infilato tre film di seguito così belli, personali e dolorosamente sensibili, che nonostante l’argomento deprimente non sto più nella pelle.
adesso un filo miracoloso sembra tendersi fra le giovinezze dei suoi primi tre film e gli ultimi tre, che hanno nello sguardo altrettanta curiosità ma meno stravaganza, più disillusione.

la visione di paranoid park è cascata a fagiolo alla fine di una selezione milanese di cannes non proprio esaltante (a meno che io non abbia sbagliato tutti gli orari) e purtroppo anche mentre finivo di riesumare le pedanti cose di cinema che scrivevo da giovane (più per dimostrare che aver tenuto dei file in FW4 ha un senso che non perché valga la pena rileggerle, vabbè).
dunque, ecco qua: un paio di cose su van sant, early days (pdf, 36.4K)