m come mani

l’abbecedario del giardiniere torna con delle mani (non) rubate all’agricoltura. commoventi, caravaggesche.
per noialtri l’unica occasione di toccare la terra è il giardinaggio in vaso, e le mani poi devono essere di nuovo rese presentabili per il contesto sterilizzato della vita urbana.
non è la prima volta che s. propone delle immagini legate al posto dove lavora, il che m’interessa molto (mi viene in mente il nome di un libro per signorine degli anni 30: mani che lavorano, anime che sognano).

Mano3   Mano2Mano1

mani di giardiniere. mani che sanno di terra, di pane. mani che sanno d’erba, di sapone. mani che tirano corde, stringono nodi. mani con calli e ferite. mani che rompono i collant quando fanno una carezza. «mani troppo grandi per regalare un fiore.»

il liberty

Liberty

è una delle prime cose che mi sono venute in mente quando il giardiniere ha proposto di parlare del mondo vegetale il lunedì. perché mi è sempre piaciuto che proprio l’inizio della nostra modernità – del ferro e del cemento e delle luci come oggi li conosciamo – esplicitasse nelle forme dell’arte un rapporto con la natura, una rielaborazione dell’organico. ci ho ripensato anche un po’ di tempo fa leggendo un post di cadavrexquis che indagava i motivi di una sua predilezione per la severità e l’essenzialità dell’architettura dei paesi dell’est (che io posso trovare interessante per motivi culturali, ma non mi piace, a differenza di altre architetture razionaliste e funzionali) contrapponendola all’architettura «delle curve» di gaudí e hundertwasser. anche a me sembra che lo stupore e l’eccesso di ornamenti non abbiano a che fare con la buona architettura. ma una casa come la pedrera, invece: che meravigliosa affinità con il corpo e con i meandri della nostra testa. e nelle arti applicate liberty, che geniale capacità di riconoscere e possedere le linee dell’esistente.

l come luna

eccoci qui, nel giorno dedicato alla luna, a parlare dell’astro che mia mamma segue per seminare nell’orto. elle come luna ma anche come liberty, dice il giardiniere, preso dal tratto floreale di mackintosh – un’immagine di cui ricordo di aver portato una grande cartolina da glasgow – da un debole per le facciate liberty ammirate al chiaro di luna e dalla florealissima essenza dello jugendstil. per la verità è proprio uno degli spunti che volevo sviluppare nel monday bud blogging, quello della decorazione organica e vegetale art nouveau: per non perder tempo, mi do da sola il compito per lunedì prossimo.
intanto, un mattutino di s. il giardiniere.

«eccola, è la luna delle braccia tese. colta all’alba, nell’ora blu. il cielo era così terso che riuscivi a intravedere tutto il disco. e venere. e l’incedere dell’alba. ti sentivi un’unica cosa con l’energia che pulsa nell’universo. non ti stupivi di un culto per la dea:

… tu che con la tua virginea luce illumini tutte le città, che nutri con i tuoi umidi raggi le sementi feconde, e nei tuoi giri solitari spandi il tuo incerto chiarore, sotto qualsiasi nome, con qualsiasi rito, sotto qualsiasi aspetto sia lecito invocarti, soccorrimi in queste mie terribili sventure, sostienimi nella mia sorte infelice, concedimi un po’ di pace, una tregua dopo tanti terribili eventi, che cessino gli affanni, che cessino i pericoli.  liberami da quest’orrendo aspetto di quadrupede, rendimi agli occhi dei miei cari, fammi tornare il lucio che ero… (apuleio, metamorphoseon libri XI, asinus aureus – libro XI)

sono soltanto i giardinieri oggi, gli ortolani, i boscaioli, i pastori mi chiedo gli ultimi depositari di questo amore? è un fatto che quelli convinti seminano potano raccolgono e conservano secondo le lunazioni.
ma nel passato la luna esercitava il suo fascino anche sui più disincantati osservatori delle vicende terrestri (come sul tenero giacomo: che fai tu luna in ciel? dimmi, che fai?) e la storia dell’arte è costellata da indimenticabili notturni (la luna del raccolto di mackintosh, da una bella galleria del dipartimento d’inglese dell’università dello iowa). la caccia è aperta ai link!
intanto, piero della francesca: il sogno di costantino

i come interni

sulle piante d’appartamento io ho già detto la mia; mi rimane solo da stilare il famoso elenco di «piante che ho ucciso» (con la complicità dei gatti).
.
Bauhinia1Bauhinia2ben diversa la situazione a casa del giardiniere e del bibliotecario, che immagino allietata da vita verde in tutte le sue forme. particolarmente verde «l’ultima passione (orticola) del bibliotecario: si chiama bauhinia e ha foglie che ricordano nella sagoma l’impronta degli zoccoli di un cammello sulla sabbia… (o almeno questo ci vide un botanico quando la descrisse dall’oriente nel 1908).  d. è affascinato da un fenomeno che si ripete ogni sera quando scompare la luce del giorno: in quest’ora le foglie di bauhinia si ripiegano su se stesse come ali di farfalla e pendono dagli esili rami come medaglioni incantati per distendersi il mattino seguente.»

le mie domande in merito sono: ma  la bauhinia (costata, al giardiniere che mi ha mandato le foto, tre liriope muscari e un jasminum officinalis, roba da società dei giardinieri pazzi) viene dall’oriente? e in primavera farà i fiori?

h come handicap

Acquarioche strano ripescare in un ufficio appena imbiancato, col parquet nuovo e le lampadine che pendono dal soffitto, gli appunti per il sillabario del lunedì del giardiniere, secondo il quale «il giardinaggio è anche metafora, antidoto, rifugio, handicap».
in realtà la labirintica «passeggiata nell’h» di s. era cominciata con la parola herbarium, ricca di associazioni e ricordi, per passare attraverso hortus in alcune delle sue versioni – hortus cinctus, hortus conclusus, hortus erasmi (vedi alla voce giardini) –, ma senza troppa convinzione, per poi arrivare attraverso l’imprevedibile traghetto google al trattato the anatomy of melancholy. che c’entra l’acca, verrebbe da chiedersi, ma, visti sul frontespizio hypocondriacus e hellebor, ecco che la rotta della navigazione pare ritrovare un senso… il giovane malinconico si rifugia in un giardino in cui lo svantaggio del suo temperamento può diventare – diventa – un talento.

(se ho capito giusto, altrimenti il giadiniere mi smentirà. per continuare: un altro weblog, un’altra h.)

g come gatto, giardino

Gattogiardino

qui il giardiniere  punta il dito sul «selvatico nel domestico»: lo sguardo ipnotico del gatto pantera, al posto della foresta un giardino, sì, ma sotto forma di un tappeto appena nato (si doveva ancora procedere al primo taglio) e dall’aspetto un poco arruffato (l’erba alta e già ricca di erbette indesiderate dai maniaci del manto verde).

ovvio che lo trovo molto interessante – avevo già adocchiato qualcosa di simile tempo fa, e con il post di oggi friday cat blogging e monday bud blogging slittano fino a sovrapporsi, come in un lungo fine settimana che in effetti non potrebbe avere, per me, ingredienti più riposanti.

com’è sua abitudine, il giardiniere non tralascia le suggestioni letterarie – pensa in particolare a elsa, ai suoi alibi. alle sue storie di gatti: minna la siamese, canto per il gatto alvaro, il gatto all’uccellino e la poesia alibi.


ma dove vai? che mai cerchi? invano, gatta-fanciulla,

il passaggio d’edipo, sul tuo cammino aspetti.


povero come il gatto dei vicoli napoletani

come il mendico e il povero borsaiolo,

e in eleganza sorpassi duchi e sovrani

e da elsa a interno di penna:

dal portiere non c’era nessuno.

c’era la luce sui poveri letti

disfatti. e sopra un tavolaccio

dormiva un ragazzaccio

bellissimo.

                uscì dalle sue braccia

annuvolate, esitando, un gattino
.

è chiaro che, lasciando i giardini, l’excursus letterario sui gatti sarebbe lunghissimo, anche mantenendo una certa severità nella scelta. allora mi limito a rimandare a pavese e a un bigino.

f come farfalla

continua l’abbecedario del giardiniere. (intanto ieri mi sono chiesta se dovrei leggere sillabari di parise.)

«ho dichiarato guerra all’inverno.

e mentre oggi, sul mio terrazzo, fanno scorribande i merli – hanno mangiato quasi tutto il mangiabile, ma non pensavo esattamente a loro quando ho scelto il sorbo e l’agazzino per il piacere degli occhi e del naso – e perfino un pettirosso è venuto a frugare la terra nei vasi dove riposano frementi i bulbi di narcisi e giacinti, ecco, oggi ripenso alle farfalle che mi hanno fatto visita durante la stagione.»

Macaone

 

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e come elemosina

è lunedì: cedo direttamente la parola al giardiniere, che ha mandato un contributo molto personale. giardino romantico, questa settimana.

Elemosina1«amore in elemosina chiedendo» – cantava senza pudore il Poeta dei miei anni adolescenti: il petalo di un fiore al posto di una moneta e sarei un uomo ricco… questo tesoro l’ho rinvenuto negli spogliatoi della mia cooperativa, davanti al mio armadietto. per un attimo ho pensato ho creduto che potesse essere… un segno! quindi mi sono ri-creduto: era lì per caso…

Elemosina2_1i germogli e le foglie di una peonia tesi al cielo e all’aria come mani che invocano, come mani che adorano, come mani che esultano alla luce che li illumina.

   il costo di una pianta dipende dal numero dei boccioli.
   per il bel fiore, cento pezze di damasco;
   per il fiore mediocre cinque pezzetti di seta.

tanto era disposto a pagare nel nono secolo Po Chü-i per una pianta di peonie.

ancora una foglia, come l’impronta della mano di un bambino. e il mondo degli uomini fa irruzione nel mondo degli alberi.

Elemosina3_2È il volto tuo che ho disegnato,
chino per terra io l’ho dipinto:
ho usato il nero per i tuoi occhi
e bianca sabbia per la tua pelle.

Quando la pioggia l’avrà lavato
e i tuoi colori confuso,
quando il vento sarà passato
sarò alla fine guarito.

È il volto tuo che ho disegnato,
mi son seduto ed ho aspettato:
ho usato il nero per i capelli
e rossa sabbia per la tua bocca.

Verrà la pioggia e lo laverà,
confonderà i tuoi colori,
quando il vento sarà passato
sarò alla fine guarito.

cantava un angelo spettinato.