città e altri luoghi
il futuro non è scritto
vedendo il film su joe strummer (in una delle salette del centrale, per una volta fitta fitta, in un clima da carboneria – ma a milano non poteva uscire in una sala normale? no?), tutto fitto di cose e immagini com’è, si imparano un sacco di cose. inoltre alcuni dei miei attori preferiti dicono cose sensate (meno male, anche perché di john cusack ho appena visto in tv il brutto film the contract – ma qual è il problema? non si trovano parti da mezz’età?)
al momento, trattengo in particolare che:
– il murale del video è a nyc, 132 avenue A – non che sia bellissimo, d’accordo, però c’è.
– nel mio viatico per l’andalusia (composto dalle «canzoni spagnole» caleiane, alcuni episodi di nella terra di don chisciotte di welles e un file degli alhambra tales, tutto sbattuto sull’ipod) mancava inequivocabilmente spanish bombs e la nozione che strummer fosse arrivato a granada sulle tracce dei luoghi di lorca. (le riprese delle interviste con l’alhambra sullo sfondo sono fatte dal sacromonte, o forse un po’ anche dalla "piazza degli hippies" in cima all’albaycin.)
le arance di siviglia
in questa stagione, la cosa più abbagliante delle città andaluse sono gli alberi stracarichi di arance mature.
una breve ricerca rivela che quelle di siviglia sono le arance amare espressamente richieste dalla marmalade britannica e che la raccolta avviene a cura dell’amministrazione cittadina, ma che attualmente quasi tutta la produzione va al macero, anche perché sempre più sospetta a causa del traffico cittadino. sigh.
(però restano bellissime, e non parliamo dei rosmarini fioriti e della menta fiorita visti sul sacromonte di granada la vigilia di natale.)
non volendo permettere alla natura di prendere il sopravvento
quando si sbuca dalla strada sepolta negli assurdi calanchi rossi di piana, corsica – peraltro cari a dalì – si può passare in cerca di tracce del turismo d’inizio 900 all’hotel les roches rouges, che fra l’altro tiene le cartoline clouet di numerosi manifesti d’epoca dedicati alla corsica, allora meta esotica e debitamente colonizzata dai francesi metropolitani. (ora colonizzata da tutti, eppure resiste, resiste piuttosto selvatica anche alle orde estive, a parte le spiagge più grandi cui tocca inevitabilmente soccombere.)
in rete se uno cerca roger broders, per esempio, non salta fuori granché; però ecco una mostra virtuale sull’età dell’oro dei poster di viaggio.
lucien hervé
è morto ieri a 97 anni.
profilo in italiano
foto:
torre eiffel
ray hugues gallery
keitelman gallery
cook fine art
oggi a segrate
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si festeggiano cento anni della mondadori e cento anni di niemeyer che ha progettato la sede della casa editrice (1975). tanto di cappello all’architetto, alle sue opere e alla sua longevità, naturalmente, ma mentre il sole 24 ore ieri parlava di «un gesto semplice ma imperioso, forte di una connotazione manierista nel ritmo asimmetrico e obliquo dei grandi archi che rilanciano l’utopia di un ambiente di lavoro riportato a contatto con la natura» a me vengono in mente, di una breve deportazione mondadoriana, solo certe pause pranzo mestamente concluse da un giro attorno ai parcheggi, e il senso di salvezza nel mettere piede sulla navetta che mi riportava, finalmente, in mezzo al cemento del centro.
altre belle immagini su flickr grazie a benjamino.
verde garibaldi?
finora inesplorati
due posti di milano, uno antico a sud, uno nuovo a nord (ovviamente, uscendo dai soliti percorsi, la città sembra più grande – anche più interessante).
venerdì, la cascina più inurbata, ovvero la cascina cuccagna e il suo progetto di ristrutturazione.
stamattina alla bicocca in tram, per vedere la mostra all’hangar bicocca.
berlino: est
un paio di escursioni indette da p. verso est si sono risolte più che altro in una fitta esplorazione delle possibilità di coincidenza sui mezzi pubblici berlinesi, le cui traiettorie normalmente lineari erano variate da lavori in corso e interruzioni. così, più della destinazione abbiamo visto il tragitto, cosa che io a volte preferisco.
(appunto per la guida della clup: il gründerzeit museum di charlotte von mahlsdorf non è aperto da mercoledì a domenica, ma il mercoledì e la domenica. infatti sabato era chiuso.)

questa illustrazione invece viene dalla splendida guida di berlino del 1987 trovata all’humana di frankfurter tor (no, non m’interessa se non leggo il tedesco, non ve la do).
berlino: musica
come io abbia potuto non accorgermi che il 25 aprile mick harvey era in città, dopo tanta assidua consultazione dei siti appositi, resta un mistero (e non sarebbe stato forse meglio vederlo con lisa germano al babylon, invece che evenualmente il 18 a legnano, senza lisa germano? ohibò).
noi invece, com’è come non è, ci siamo trovati davanti a quei talentuosi minorenni dei blondelle (non ci credo assolutamente che hanno diciannove anni, è impossibile), e l’ambiente del magnet dava la piacevole illusione di scoprire qualcosa, un po’ come chi avesse conosciuto mick jagger alle medie, magari. e invece il chitarrista è il figlio di dave stewart! comunque sono molto più esagitati e spettinati che sul sito, meritano una qualche fiducia. (indagini successive hanno rivelato che il disco è bello e che suonano al plastic l’11 maggio.)
un altro mistero tipicamente berlinese è come possa kaminer continuare da anni a fare russendisko nell’inesausto divertimento generale, e prima di tutto suo. io non ci credevo tanto, prima di vedere (e di zomparci sopra anch’io) la micropista del kaffee burger stipata all’inverosimile di ragazzone giovanissime e bionde e ragazzi gradevolmente imbranati, tutti impegnati a ballare ska russo come se fosse l’ultima occasione al mondo.
terzo mistero: chi è pedro? com’è fatto? perché abbandona il suo negozio aperto nel bel mezzo di un sabato pomeriggio? perché i vicini si mobilitano a cercarlo come se questi tre italiani fossero i primi aspiranti clienti da mesi? mah.
(a proposito di negozi di dischi, una segnalazione per la guida della clup: il palazzo della bergmannstrasse in cui suppongo si trovasse l’independent recordstore, segnalato a p. 348, è stato demolito.)

