[appunti mai sviluppati su un film visto tre anni fa]
(partir, c’est mourir un peu)
piani spaziali
piani sonori
l’accademia e la vita
le ragazze sole: secondo il giovane nero «non dovrebbero stare lì» ma ce ne sono tante, tantissime
al contrario dell’aeroporto la stazione è in continuo scambio con la città, non ha la sua qualità di bolla protetta dalla distanza e dai controlli di sicurezza.
morte passaggio
esplicitano la soglia: ragazza con didgeridoo, la dame pipi
le ossessioni di tutti: di ismael per la stazione, di mathilde per ismael, di sacha per la figlia scomparsa, fino ai personaggi più disturbati: l’uomo che odia la biancheria provocante, quello che ripete «non sono nel panico come voi», il sardo che crede di avere un microchip nel cervello
gary
lou castel
il film è un po’ lungo, a un certo punto ho capito che mi stancava e ho ritrovato la sensazione di quei sogni in cui devo partire e giro per una stazione senza riuscirci.
mathilde se ne va.
joan e ismael pure.
(on laisse un peu de soi-même / en toute heure et dans tout lieu)