sarà che da qualche settimana non vado in libreria (a volte le librerie mi fanno paura) ma non avevo in mente la nuova collana di tascabili del gruppo rizzoli. a margine delle pertinenti critiche che ho letto oggi in merito, aggiungerei che il nome vintage potrebbe pure essere giustificato nel senso di libri «d'annata», magari non ancora «invecchiati» ma destinati a restare (poi dare un nome inglese a una collana di libri italiana a me fa ribrezzo, ma sarò io).
la lettera v, però, mi ricorda molto il logo che aveva negli anni 90 vintage, casa editrice inglese proprio di paperback (dei marchi letterari del gruppo random house).
(v per v, perché non chiamarla «vendetta», la collana)
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argh.
purtroppo da RCS non mi sarei aspettato molto di meglio (e lo dico da ex), ma questo è troppo…
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Perché non chiamarla “facepalm” la collana?
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A me le librerie ultimamente mettono ansia. E subito dopo l’ansia subentra la malinconia.
Non c’è più religione.
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appunto. per ravvivare il mio personale culto del libro avrei deciso di inventariare tutta la nostra biblioteca su http://www.librarything.com. un’altra impresa donchisciottesca, ma mi pare avere un senso.
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Adoro il tuo inciso (“a volte le librerie mi fanno paura”). Cattura una sensazione che ormai in Italia e in Francia sto provando troppo spesso, assieme all’ansia e allo schifo.
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ciao avi, pure in francia? o tempora o mores.
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