quel che ricordavo di yayoi kusama dalla mostra tokyo-berlin/berlin-tokyo mi piaceva, ma con un residuo dubbio di decorativismo. adesso che ho visto la mostra al pac, invece, la molteplice natura dei pois colorati (pop art e carineria giapponese da un lato, ricerca metafisica e metabiologica dall’altro – perché i pois di kusama sono tridimensionali) mi è perfettamente chiara. del resto è il pattern più infinitamente riproducibile e quel qualcosa di organico che si porta dietro dalle rane e dal morbillo non smette di inquietare.
in mostra c’è qualcosa di storico (anche collage degli anni 70), 2 cose degli anni 90 (tentacoli in giallo, solitude of the earth – le immagini migliori forse su designboom), ma per lo più opere molto recenti, 2008-2009: quadri delle serie dot obsession, infinity nets (che sono molto materici e a vederli riprodotti non rendono), cosmic space, e soprattutto la meravigliosa installazione aftermath of obliteration of eternity; come sculture, flowers that bloom at midnight e due zucche gialle. le zucche mi sono sembrate le meno valorizzate dall’allestimento (certo, altra cosa sarebbe vederle… così).
ps i pois potrebbero anche essere the way to the lichtenstein exhibit di cui sono apparsi in questi giorni i manifesti (milano triennale 26 gennaio-30 maggio)
nb non possono che tornare in mente le strawberry switchblade, amatissime in giappone
I knew you’d feature Strawberry Switchblade when I saw the title!
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hey, hello, my favourite blogger from scotland!
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