eccolo qui in tutta la sua infinita riproducibilità.
non abbiamo più parlato della mostra di milano: in cui si sperava di vedere ancora più quadri, e più quadri famosi, ma nonostante la pubblicità milanocentrica era abbastanza ovvio che il museo whitney di nyc mica si poteva svuotare per noi…
nonostante ciò:
– ho visto gli autoritratti e i quadri parigini, che non conoscevo
– l'ossessione architettonica emerge in maniera soddisfacente, come pure, mi sembra, un grande influsso della fotografia nelle inquadrature: forse è la cosa più specifica della composizione di hopper, un'accettazione della struttura del soggetto da riprodurre che porta a non affollare volutamente cose nel quadro, e invece lavora sul taglio come un mirino fotografico
– i disegni preparatori e il registro d'artista in mostra svelano qualcosa di particolare, un forte pragmatismo: ogni quadro un lavoro di cui tenere traccia, facilmente rappresentato da una vignetta; il colore pianificato nella sua stesura quasi come nella lavorazione di un fumetto (adesso non trovo un esempio online, ma intorno al disegno sono scritti tutti i nomi delle tinte da usare poi sulla tela in rapporto a ogni porzione del soggetto).
Avrei voluto vederla, visto che ero già a Palazzo Reale per la mostra Shunga, ma la fila per i biglietti di Hopper era interminabile. Ho desistito, senza troppi rimpianti, perché il battage pubblicitario che hanno fatto attorno a questa mostra mi sembrava eccessivo, fastidioso. Dici che ne vale invece la pena? Visto che resta a Milano ancora per qualche tempo…
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be’, questa cosa che hopper deve piacere a tutti è veramente discutibile…
però nella mostra finisci per ritrovare un bel pezzo di cultura americana, e le opere d’arte così famose – quelle che ti sembra di conoscere già – secondo me val sempre la pena di vederle dal vero. (se invece hai già visto tutto hopper nei musei americani, per dire, puoi pure stare a casa: non è che gli allestimenti di palazzo reale facciano di per sé urlare al miracolo)
invece alle mostre giapponesi di palazzo reale ho smesso di andarci: amo il genere, ma quando è troppo è troppo!
(domani invece apre kusama al pac, lì andrò.)
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vista oggi la mostra, approfittando della scarsa coda (la gente era ancora con le gambe sotto il tavolo, probabilmente).
devo dire che mi è piaciuta. non avendo visto altre mostre su hopper, e – ahimè – tantomeno nei musei americani, non sono stato influenzato dal confronto. interessante la parte che mette a confronto schizzi preparatori e opera finita (anche a me ha rimandato a certo fumetto: in particolare a magnus e la sua fantastica maniacalità nella preparazione delle tavole). e alla fotografia, e a certa letteratura (alcune immagini mi riportano a carver…).
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proprio un concentrato dell’america da amare… bello.
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