ieri sera ho visto il film valzer con bashir

e ho pensato un po' a questo tornare bambini per cui cerchiamo di spiegarci a vicenda le cose, anche quelle più tremende, con i disegni di spiegelman-satrapi-delisle-joe sacco, e ora quelli di david polonsky per la storia di ari folman – forse è il primo film che vedo definito «documentario d'animazione» – sui ricordi dei veterani israeliani della guerra in libano.
ci sarebbe da riflettere su come nasce questa esigenza espressiva, io ci vedo un bisogno di decantazione-essenzializzazione-stilizzazione rispetto sia all'overdose di immagini di cronaca sia allo sfocare della memoria.
mentre a pensarci bene le illustrazioni per l'infanzia fanno più spesso il contrario, arricchiscono una linea narrativa abbastanza semplice, aggiungono dettagli.
la storia di folman è complessa, e forse l'uso dell'animazione permette di aggirare un po' l'ostacolo costituito dal lavorare su quello che a me pare lo specifico degli specifici cinematografici, il rapporto del cinema con il sogno e la memoria. 
comunque il film è bellissimo, viene dal paese dove è nata la serie tv in treatment, e nel suo indagare i meccanismi della psiche mi fa temere come al solito la loro rilevanza sul piano sociale (cosa per cui mi angoscio molto – per fortuna non sono del mestiere, altrimenti sarei sempre lì a diagnosticare psicosi collettive, traumi storici, perversioni politiche ecc. ecc.).
tra l'altro l'inizio mi ha ricordato immediatamente il l'ottimo libro di rawi hage, de niro's game (che avrà perso tutti i suoi potenziali lettori grazie al melenso titolo italiano e relativa copertina), e i cani randagi di beirut: torme di cani di razza abbandonati dai ricchi scappati in francia durante la guerra, masnade di cani che infestano le strade bombardate, veri e propri dogs of war.
appropriata la citazione da apocalypse now (i soldatini che fanno surf): valzer con bashir arriva come vent'anni fa i film sulla guerra del vietnam di vent'anni prima, a esplorare la paranoia bellica dei bravi ragazzini spediti a caccia di «terroristi».

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