e mi è sembrato uno spettro, alto e massiccio ma un po' informe, i vestiti neri ma sbiaditi, i capelli incolori, il viso diafano con il nasino all'insù e le palpebre livide, le iridi azzurrissime appena intraviste perché quando alza gli occhi nel cantare guarda in alto a destra mostrando solo il bianco. la musica della collaborazione con con jimmy rip è liquida, io la chiamo musica delle praterie. le canzoni sono belle, la maggior parte non le conosco, ma ho sentito una versione lunga di words from the front. nella voce c'è ancora quel singhiozzo un po' straziato.
io e tom verlaine abbiamo lo stesso compleanno, e solo 18 anni di differenza.
all in all, tuttavia, un concerto per maniaci della chitarra – 7 aprile, milano, musicdrome (è il transilvania senza più le pietre tombali, peccato).
poi ho visto into the wild e non è un paese per vecchi, altri spazi americani. tom verlaine almeno ha la chitarra e non il fucile. poi leggo american gods. finora anche shadow è disarmato.
I spoke to a man/down at the tracks./I asked him/how he don’t go mad./He said “Look here junior, don’t you be so happy./And for Heaven’s sake, don’t you be so sad.”
Non è un paese per vecchi: Fargo all’inferno.
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sono uscita e ho pensato: in confronto Fargo è una commedia. adoro Fargo. pure questo mi è piaciuto molto, but, ugh.
ah, l’anno scorso a central park c’è stato un concerto dei television (poi – anzi, prima – richard lloyd ha detto che non ne farà mai più).
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Non fosse stato lunedì l’avrei visto volentieri anch’io.
Television: qualche anno fa avevo il biglietto in tasca per un loro concerto italiano (Brescia, mi pare), annullato con pochi giorni di preavviso per questioni personali dei Muse – headliner che sarei stato disposto a sopportare pur di vedere Verlaine, Lloyd e soci. Evidentemente è destino.
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