con la deprimente idea di limitarmi al tragitto stazione-albergo-stazione, e gravata dell’unica responsabilità di portare un paio di libri voluminosi, avevo tolto dalla borsa la macchina fotografica. così non posso dimostrare l’esistenza delle distese di papaveri sulla linea ferroviaria milano-genova, e neppure che la mattinata si è conclusa a sorpresa sulla terrazza del museo del mare (un’improvvisa esperienza di luce e odore di porto, un caldo già estivo da cui difendersi, in testa l’arrivo di artemisia a genova, 1638, come lo scrive anna banti).
Io non ho mai fotografato i pomodori che crescevano in mezzo al binario 11 a bologna. Sono così pentita.
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credo nelle apparizioni ferroviarie.
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credo nel fatto di non portarsi la macchina fotografica.
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infatti, facile che se la porti non appare niente.
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E’ per questo che hanno inventato i cellulari con la macchina fotografica dentro, credo. Così le cose pensano che sia un semplice telefono, e non se ne scappano né si nascondono. E noi le freghiamo!
(io però non ce l’ho, il telefono fotografico)
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neanch’io (e non voglio un motivo per desiderarlo!)
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