è un po’ dove mi trovo sempre io, senza bisogno di un viaggio in giappone. tant’è vero che sono stata accusata di voler vedere il film solo per il titolo. mica vero. e la cotta per il giardino delle vergini suicide? e bill murray, già protagonista del geniale ricomincio da capo, per gli amici il giorno della marmotta (groundhog day, questo sì perso nella traduzione)? e tokyo? tutti ottimi motivi, mi pare. il giornale, per attribuire un genere al film, diceva «sentimentale». avrebbe potuto dire «commedia sentimentale», ma ancora non ci siamo. perché è un film libero dagli stereotipi, sia di sceneggiatura che visivi. i personaggi sembrano addirittura persone… raro, no? bello, insomma. mi rimane il dubbio, però, di essermi lasciata influenzare dalla colonna sonora (volentieri, peraltro: volentieri). come contromisura, dovrei provare a vedere un film brutto con jesus and mary chain sul finale: mi sembrerebbe davvero brutto? sexy, in un suo tenero modo casalingo, la scena del karaoke in cui lei fa chrissie hynde, controbilanciata dall’esibizione di lui come brian ferry… sono scoppiata a ridere così forte da destare scandalo in sala. comunque aspetto da y. un parere su che effetto fa questo film a un giapponese.
y. ha visto lost in translation.
1. è una tokyo molto lustra e turistica, con cose un po’ assurde (come il tipo all’ingresso dell’ospedale che non tenta neppure di parlare inglese), ma questo non le ha dato fastidio
2. le è venuta nostalgia del giappone
3. le ho chiesto che cosa diceva il vecchietto a bill murray in sala d’aspetto: cercava solo di chiedergli “da quanto tempo vivi in giappone”, tentando di pronunciare anche qualche parola in un inglese incomprensibile.
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