non cessa di ricevere tracce della mia antica frequentazione dell’università cattolica, che in passato deve aver ceduto i suoi indirizzari a chiunque, o perlomeno questa è l’idea che mi sono fatta io.
arrivata nella posta questa foto (grandezza A4, che peraltro a me piace, ma per i motivi sbagliati): «finora abbiamo distribuito 1.000.000 di immagini in italia. potrei contare sul suo caritatevole aiuto per ampliare quest’opera di evengelizzazione?»
vulnerant omnes
pur rimanendo
sostanzialmente offline – a parte una sciagurata incursione nell’e-commerce ieri sera appena mi hanno lasciato a casa da sola – distolgo un attimo lo sguardo, pure un po’ offline, dall’ignobile librificio, dalle memorie degli ebrei polacchi, dalle ballerine killah nuove più adatte a una persona con la metà dei miei anni, per rassicurare i miei: l’altro ieri non ho insultato vecchietti in carrozzella né ho bruciato bandiere sulla pubblica via o altrove. no, perché uno poi legge il corriere della sera e si fa certe idee…
dunque,

il disco di morrissey è bello. il maggiore segno di inquietudine riscontrato in giro ieri mattina era gente che in tram leggeva due diversi giornali gratuiti invece di uno. io invece sono agitata, probabilmente per la certezza che qua non si potrà mai abbandonarsi legittimamente alla pigrizia individualista e anarcoide per cui ci si sentisse eventualmente portati ma invece tocca informarsi, andare a votare ecc., indignarsi, scendere in piazza. non finirà mai.
ieri sera, non dico per festeggiare, ma per distrarci, rivisto in dvd il grande lebowski. (dal quiz, figurarsi, risulta che sono un nichilista.)
skype
rischia di riconciliarmi con il telefono, che non mi è mai piaciuto. forse il motivo era banale: non solo la parzialità della comunicazione (quella obliterazione di mimica e sguardo che costringe molti a camminare nervosamente avanti e indietro, tenersi occupati disegnando ecc.) ma anche il fatto che al telefono si sente male. skype è tutt’altra cosa, e con le cuffie l’udito ritrova la sua simmetria. e poi la chiamata arriva mentre sei al computer, quindi non devi piantar lì all’improvviso quello che stai facendo per rispondere. a volte internet sembra un posto pieno di regali…
i gatti dormono
come al solito, lui sulla sedia di vimini in cucina, lei sotto il calorifero, dietro la porta. p., che sta cercando di dare un minimo di dignità alla presenza di dischi jazz in casa seguando i dettami della bibbia, mi ha lasciato da sentire brilliant corners di monk.
l’idea era di lavorare un pochino, ma mi hanno spostato la scadenza e questo incentiva subito a perdere tempo, per esempio cancellando accidentalmente delle foto in shoebox (forse perché in italia non l’abbiamo, l’abitudine di tenere le foto nelle scatole da scarpe), che ho cominciato a usare in sostituzione dell’esasperante iphoto. che però perlomeno non si chiudeva da solo, come fa ogni tanto questo simpatico programma kavasoft. il quale tuttavia è capace di trasformare le categorie d’archiviazione in keyword visibili da spotlight – questo per quando avrò spotlight, visto che non mi pare il caso di aggiornare da panther a tiger questo ai suoi tempi ottimo pb che con ogni simpatico ronzio pare ricordarmi la sua vecchiaia (e dopo un po’ che non lo si riavvia diventa lentino a fare certe cose, diciamolo). peraltro, attivissimo si pronuncia sulla questione della probabile presenza del chip palladium nei nuovi mac intel, dettaglio sconfortante che non fa proprio correre al negozio più vicino (peraltro vicinissimo) per mettere le mani su un portatile nuovo. anche ammesso di avere i soldi necessari, il che non si dà al momento. ma non sarebbe almeno il caso di pigliarsi un imac g5 su macexchange? vengono via sui mille euro, anche meno.
notizie da un blog trascurato
lui sta online, e ha una vita propria anche mentre qui la sottoscritta annaspa tra il secondo e il terzo lavoro (e di giorno decine di ristampe, il marasma delle copertine e dei copertinari, i risvolti da ricucinare ecc. ecc. leggere un libro? mai. pregusto il massimo lavoro di concetto necessario questa settimana: controllare le ciano di un libro di novecento pagine).
intanto, arriva gente di ogni tipo dai motori di ricerca:
e per fortuna che ogni tanto mi ricordo di guardare i referrer (un po’ a caso: sono abbonata a un servizio che me ne conserva solo 100), altrimenti mi sarei persa mirabilia e traduttrice (ciao!)
progetti a breve scadenza
– andare a dormire sfogliando un libro sulla scozia preso in prestito.
– andare domani pomeriggio alla triennale, sennò finisce la mostra di design ceco.
– andare a sentire i tuxedo moon lunedì prossimo al ciak (non avendo album recenti, ascolto questo).
neooffice
ossia openoffice per mac, senza aprire X11! diciamolo, openoffice per mac era orrendo, invece neooffice si può usare benissimo. non è proprio un fulmine di guerra, ma è ok (ha controllo ortografico e conteggio caratteri; i comandi sono praticamente identici a word).
è tutto il pomeriggio che lavora alacremente.
pasta improvvisata
perché nel cespo di catalogna non c’erano abbastanza puntarelle da mangiarle da sole.
mettere su l’acqua per la pasta (direi corta). far soffriggere in poco olio uno spicchio d’aglio, peperoncino, un paio di acciughe (se siete vegetariani, peggio per voi). buttarci un po’ di catalogna – foglie e germogli – tagliata a pezzetti piccoli. aggiungere poche olive (le mie erano: taggiasche sott’olio) e qualche cappero. coprire fino a cottura della catalogna. cotta la pasta al dente, farla saltare in padella con la verdura. veramente non pensavo venisse così buona.
ps
usare il resto delle foglie per fare un erbazzone e battezzarlo «omaggio alla catalogna».
domattina
ho appuntamento con una devitalizzatrice. devitalizza con il microscopio, qualunque cosa voglia dire (avrò capito male).
