il fine settimana ha portato due risultati

notevoli nella mai sopita ricerca di «evasione ma non troppo» ovvero «tormentato ma non troppo»:
– in bruges di martin mcdonagh, ed è già culto (dico, mi è piaciuto persino colin farrell! e persino ralph fiennes!). la musica è di carter burwell, il compositore dei folm dei coen.
anansi boys di neil gaiman, benché (o proprio perché) incredibilmente douglasadamsiano.

lezioni di vero

un pochino al cinema ci si è andati, ma senza sprecarsi a verbalizzare molto.

gomorra di garrone
il divo di sorrentino
il resto della notte di munzi
entre les murs di cantet

nel sofferto confronto con il reale, garrone primeggia. ma anche gli altri si difendono.
la stilizzazione di sorrentino è una scorciatoia? può darsi, ma mi pare che funzioni.

4 notti con anna di skolimowski (rassegna di cannes) è un film dell’est, si potebbe dire, vintage.
a tratti quasi un cartone polacco di una volta – eppure fabbriche e kolchoz dismessi c’entrano non poco. piaciuto molto, speriamo che esca in sala.

contro la legge

dell’altrimenti ignoto (a me) flavio calzavara, visto in tv, mi è piaciuto molto: roma nel 1950, mastroianni giovanissimo, bella fulvia mammi con una irresistibile frangetta (non ci sono foto su internet, uff), paolo panelli pieno di capelli, buazzelli una specie di maigret.  film uscito anche negli usa.

la settimana

iniziata lunedì con il concerto di richard thompson, bello e ortodosso e professionale come ci si poteva aspettare (ma quanto poco folk!), si è conclusa con hey girl! della societas raffaello sanzio a uovo. (l’ha visto anche il new york times, con cui sono abbastanza d’accordo, se non fosse che una unrelenting grimness per me difficilmente è uno shortcoming.)

certo, per quanto il crescendo percettivo dello spettacolo non lasci indifferenti, a un certo punto si accompagna a una rilettura di stereotipi (testo di romeo e giulietta proiettato, donna nera incatenata, tacchi alti) che non mi ha conquistato – mentre mi piace quando la ragazza diventa un po’ bionica, alla fine, interagendo con elementi metallici, frastuono, laser.

invece la prima parte, dal risveglio-nascita alla vestizione allo stridente contrasto olfattivo profumo-telo strinato (ma se ne andrà un flacone di chanel n. 5 a ogni spettacolo? o che cos’era?) all’uso del colore rosa, mi ha preso assai.

(e per il resto della settimana? bleah)
 

il futuro non è scritto

vedendo il film su joe strummer (in una delle salette del centrale, per una volta fitta fitta, in un clima da carboneria – ma a milano non poteva uscire in una sala normale? no?), tutto fitto di cose e immagini com’è, si imparano un sacco di cose.  inoltre alcuni dei miei attori preferiti dicono cose sensate (meno male, anche perché di john cusack ho appena visto in tv il brutto film the contract – ma qual è il problema? non si trovano parti da mezz’età?)

al momento, trattengo in particolare che:
il murale del video è a nyc, 132 avenue A – non che sia bellissimo, d’accordo, però c’è.
– nel mio viatico per l’andalusia (composto dalle «canzoni spagnole» caleiane,  alcuni episodi di nella terra di don chisciotte di welles e  un file degli alhambra tales, tutto sbattuto sull’ipod) mancava inequivocabilmente spanish bombs e la nozione che strummer fosse arrivato a granada sulle tracce dei luoghi di lorca.  (le riprese delle interviste con l’alhambra sullo sfondo sono fatte dal sacromonte, o forse un po’ anche dalla "piazza degli hippies" in cima all’albaycin.)