mi faccio licenziare, o smetto di dormire? (ovvero: a che cosa serve internet)

per la mia bulimica avidità di inventari, archivi, liste, depositi e così via ho trovato un link che si potrebbe definire definitivo (se non stessimo parlando della rete). il sito dello studio grafico di chicago coudal partners ha forse il miglior museum of online museums che io abbia trovato finora. il moom raccoglie nella stessa pagina i link ai musei veri e quelli alle più assurde gallerie online, tutti insieme. certo avrei potuto fare a meno (anche volentieri) della galleria dei gufi di macramé.
mucchi di belle cose anche nella pagina degli archivi, il cui sottotitolo è: non riusciamo proprio a deciderci a buttare via niente. appunto. amo l’illusione che dà la rete di poter trovare un posto per ogni cosa. finché non va via la luce, almeno.
(link via the food section)

oggi mi lucido le unghie

e mando un saluto alla persona arrivata qui da google cercando «protosinaitico», argomento su cui pensavo di non sapere, sinceramente, una beata fava, ma visto che google dà tre risultati e questo sito è il secondo… mi sto ricredendo. ora mi studio a fondo il libro di cui parlavo qui, poi mi proclamo autorità virtuale sull’argomento. in fondo, anche cercando protosinaitic i risultati sono solo 84 – tra i quali mi segno ancientscripts, dove perlomeno si vede com’è fatto, il protosinaitico.
(osservazioni: 1. che bizzarra prospettiva del mondo dà il filtro del motore di ricerca; 2. quanto scibile è e forse rimarrà inesistente in rete – se non c’è richiesta, rimarrà chiuso nei libri almeno fin quando la digitalizzazione delle opere di consultazione non progredirà un po’.)

e già che ci sono, via a esplorare questo sito sul rongorongo.

2 reperti del venerdì

se ci si interessa un po’ – anche dilettantescamente come me – di caratteri da stampa e grafica del libro, difficile non imbattersi in giovanni lussu. ieri ho trovato in libreria il volumetto libri quotidiani dove racconta molto bene, in tono autobiografico, il suo lavoro di progettazione per i libri dell’unità (’92-’97). è edito da stampa alternativa e graffiti nella collana scritture (ne ho alcuni libri dalle raffinate copertine bianche, purtroppo tendenti a ingiallire molto in pochi anni). essa si occupa non solo di tipografia ma di calligrafia e sistemi di scrittura e segni, ed è diretta dal medesimo g.l.
il secondo reperto di ieri è il catalogo della mostra scritture dell’aiap, piccolino ma zeppo di illustrazioni sui più disparati alfabeti nonché sistemi e supporti di scrittura; progetto e uno scritto di g.l.
in qualsiasi altra disciplina questa onnipresenza di lussu (che non conosco – so solo che insegna al politecnico – ma stimo assai per quello che scrive) sarebbe inquietante. in questo campo specifico, mi pare proprio di no: il fatto è che il vuoto di studi italiani – o in italiano – sull’argomento fino a pochi anni fa era sorprendente, a dispetto dell’importante tradizione italiana in campo tipografico (un breve profilo sull’attualità qui, ovvero in occasione di un’altra mostra dell’aiap). questa, perlomeno, la mia impressione, che peraltro va d’accordo con la generale, bizzarra indifferenza allo «specifico tipografico» che si riscontra in tanti posti dove si fanno i libri.
adesso però, oltre all’aiap e a stampa alternativa, anche le edizioni sylvestre bonnard pubblicano golosità per maniaci della grafica libraria, come un repertorio dell’opera editoriale di munari e i libri di robert bringhurst (io avevo l’edizione americana di the element of typographic style, utilissimo ed elegantissimo).

un quadro fiammingo a madrid


la madonna dell’albero secco ovviamente non è quello che sembra (per esempio un sogno di gutenberg dopo due birre di troppo). petrus christus a bruges faceva parte della confraternita dell’albero secco fondata da filippo il buono. l’albero rappresenta la corona di spine e le quindici piccole «a» le avemaria del rosario. il quadro è piccolo ed era probabilmente un’immagine privata per le preghiere domestiche; pare che ogni membro della confraternita ne possedesse una simile.

le design graphique!

uscito nelle découvertes gallimard un volumetto di alain weill abbastanza smilzo ma rutilante d’immagini, come tutta la collana. la copertina è un manifesto americano sulla radio (di lester beall). non so se e come verrà pubblicato in italiano nell’universale electa/gallimard, visto il suo delizioso francocentrismo: il personaggio di cui si parla di più è cassandre (sul quale weill ha pubblicato anche un libro monografico). buon sito per la grafica francese quello del centro di comunicazione visiva di échirolles.

type weblogs

(hai voglia a cercare un titolo in italiano per questo post.)
Mi sono ricordata che il primo blog che ho mai letto – anche con maniacale assiduità, a tratti – era lines and splines di andy crewdson, tutto su grafica editoriale e caratteri da stampa, bellissimo. andando a cercarlo ho scoperto che non c’è più da maggio 2002. ac ha un altro sito, new series, ma non viene aggiornato da tempo. da snog blog deduco che non sono l’unica a sentirne la mancanza.

non-update: What the hell happened to Andy Crewdson?