
tipi grafie e design
il codice a barre
dal giappone, design barcode tenta la barcode revolution. la merce si fa cute fin nel minimo dettaglio. forse andrebbe disapprovato (rimanga la bruttezza del codice come indice dello spietato meccanismo commerciale, nonché della grande integrazione di tutte le merci!), ma ovviamente mi piace. (via jean snow)
vintage typewriters keys
as jewels (made by tokens & coins, link via littleviews on new york city)
vladimir favorskij
l’ho incontrato in alla ricerca della lepre. architettura di un libro illustrato, biblioteca del vascello, roma 1993. purtroppo la stampa è un po’ scura, ma al centro c’è una riproduzione delle 32 pagine originali del librino russo – 1932 – dei racconti di animali di tolstoj (tratti da azbuka, l’abbecedario del 1872) da lui impaginati e illustrati, poi la traduzione dei racconti e un paio di scritti di e su favorskij.
(ah, per 30 dollari ci si può comprare un font ispirato al suo lavoro).
what the english call moquette
non si mette per terra, come in italia e in francia, ma sui sedili della metropolitana. (moquette, parola di etimo incerto, compare in francese da secoli per indicare stoffe «pelose» e potrebbe derivare da mosquée, moschea, per via dei tappeti delle moschee.)
due link
via the letter:
una raccolta di logotipi (il sito è russo, quindi ce ne sono diversi russi)
e una di banconote dal mondo (mai visto il dollaro dell'antartide?)
quasi di lavoro
il font della copertina di jonathan strange & mr norrell sembra proprio blackbeard (fonthead design).
stavano insieme in un quaderno
una banconota olandese da 10 gulden.
le mie iniziali su una velina delle arance.
una cartolina di aporia di tadini.
fading ads
photos by frank jump, taken in ny and elsewhere. (via scribblingwoman)
c’era una galleria simile francese, ma non trovo più il link. che fosse questo?
c’è qualcosa anche qui.
flickr
è troppo. davvero, è troppo. non so se avete visto:
one letter pool
typography
type
alphabet
graves, tombs and cemeteries pool
si potrebbero dichiarare ufficialmente superati tutti i photoblog collaborativi a tema, non fosse che in flickr ci trovo qualcosa di dispersivo che un po’ mi respinge. chi è tutta questa gente? perché in due clic mi ritrovo a vedere* lo scendiletto o gli avanzi della colazione di chi ha scattato la foto? paura. sarà il suo bello, naturalmente.
(* su flickr si possono creare set di foto e selezionarle a gruppi a seconda della parola assegnata come tag, ma sulla pagina personale stanno tutte insieme, in una promiscuità un po’ indecente.)