pensavo di aver ormai finito i reperti infantili bloggabili, ma a quanto pare salta sempre fuori qualcosa. mascherine da disegno in plastica colorata trasparente (su flickr).
cose
cosa sarà?
mi è giunto questo regalo giapponese per interposta persona. è «un profumo che fa anche bene», sa di un’erba penetrante che non riesco a riconoscere a naso e incuriosisce la gatta. ebbene sì, anch’io adesso ho il mio ciondolo da cellulare. puzza un po’.
sulla copertina
finalmente fa abbastanza freddo
per un post sul capo d’abbigliamento più collezionabile in mancanza di spazio: i guanti. rivedendo sciarada mi sono accorta che audrey hepburn porta sempre guanti di pelle: beige….
neri, che perlomeno riscattano il bon ton, diciamolo, quasi insopportabile di queste mises givenchy (tocco spiritoso: il cappellino leopardato; tocco d’epoca che ormai fa un po’ senso: la borsetta di coccodrillo).
bianchi, con il completino da sera nero e quello da educanda blu.
colpo di fortuna: ieri ne ho trovati un paio quasi uguali (un po’ più
ghiaccio che bianchi, d’epoca ma nuovi), della lunghezza giusta per
andar bene con la giacchetta dalle maniche a tre quarti della prozia.
chi li volesse ancora più lunghi può iscriversi al concorso di lily of the valley.
i quaderni inutilizzati
say goodbye
moleskine, ti odio
chi ha inventato i city notebook? chi mi vuole così male?
no, non ne comprerò neanche uno, lo giuro, non ci casco in queste ignobili trappole da cartolibreria.
me li farò regalare.
gusti regressivi

l’ultima visita al naturasì mi ha indotto a comprare delle cialde olandesi come quelle che portammo a casa più di vent’anni fa da un viaggio, e che piacevano solo a me.
altro genere pernicioso sono i wafer al limone ecor – durante i rari cicli commerciali in cui riappare sul mercato il wafer al limone, diventato raro dopo essere stato comune negli anni settanta, tendo a fare incetta.
souvenir

un quaderno pieno di francobolli russi.
soprabito comprato per l’etichetta

della 









