non pensavo che la morte di uno stilista mi avrebbe addolorato così

The Face McQueen

ma il lavoro di mcqueen era speciale: una continua riflessione sul corpo – le sue armature, le sue protesi – attraverso la storia del costume; la tecnica della più alta sartoria usata per materializzare un immaginario molto elevato, di una bellezza inquieta e aliena.

Bjork         Aimee 

il vertice forse è nelle immagini della sua collaborazione con il fotografo nick knight (fan di bjork: vedere anche la performance a fashion rocks 2003).

S_S_2004

7 risposte a "non pensavo che la morte di uno stilista mi avrebbe addolorato così"

  1. POP LIFE febbraio 14, 2010 / 5:33 PM

    sai, da quando è successo ho continuao a pensarci: era davvero geniale, eppure perfettamente irrilevante
    il suo contributo è stato fine a se stesso, pura bellezza del tutto anacronistica
    credo davvero sempre più fermamente che il vero talento ai nostri giorni debba trovare altre strade
    la bellezza generata e alimentata dal denaro e coloro che si affidano a certi ambiti per generarla ed alimentarla, non suscitano in me un interesse completo ma solo superficiale
    forse ti sembreranno blasfeme le mie parole, ma in questo momento non riesco più a trovare un senso ad alcuni ambiti della creatività, anzi, per un involontario nichilismo li ritengo perfino dannosi nel loro chiudere al di fuori troppe cose
    (magari è il mio delirio febbrile, o sono i prodromi di una crisi mistica, chissà)
    un saluto /c

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  2. rose febbraio 15, 2010 / 10:26 am

    be’, anacronistica non direi, ma certo tutta interna alla nostra civiltà, e visto che ormai la percepiamo sull’orlo del disastro, può non essere abbastanza…
    anche a seguito delle tue «provocazioni», pop (del tutto legittime, altro che blasfeme!), è un periodo che ci penso sempre, a questa questione del senso ultimo di arte e bellezza, però non riesco a essere così severa. la critica sociale che fai è giusta, ma penso che quello che un individuo fa possa trascendere l’ambito in cui materialmente si esprime, e soprattutto che l’effetto sui singoli individui che a qualche livello ne fruiscono sia imprevedibile. pensa, per esempio, anche a quello che è stato il carrozzone del pop-rock e all’intensità di ciò che a volte ne è venuto fuori.
    poi sarà che forse non credo all’artista organico, che sono pessimista su ciò che realmente possiamo fare per cambiare le cose sbagliate (nonostante la necessità di provarci, che affermo), ma se sull’orlo del baratro rimanesse anche solo il vestito di cui parla superqueen,io riuscirei a trovarci un senso molto, molto profondo :o]

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  3. POP LIFE febbraio 15, 2010 / 1:19 PM

    mah, davvero ho perso la capacità di essere elastica e transigente
    ed anche quel bel vestito purtroppo non smuove nulla più che una vaga ammirazione
    le corna di cervo sulla testa le abbiamo viste a destra e sinistra negli ultimi anni
    (anch’io le ho usate in un paio di tavole grafiche)
    così come tanti altri abiti, abiti immaginati o veri che solo alcuni riescono a realizzare
    più per fortuna che per questioni di talento
    insomma, non mi basta, non so farmelo bastare – troppo denaro poca vita
    sull’orlo del baratro porterei un cesto di frutta fresca
    (e se possibile, una persona con cui giocare a carte)
    🙂

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  4. rose febbraio 16, 2010 / 3:17 PM

    linco direttamente il tuo post, che dà materia di riflessione.
    tra gli effetti collaterali dello spettacolo-moda annoto come più interessanti quelli «esterni», sull’immaginario chi il lusso non se lo può permettere e magari neanche lo desidera… diventa una forma d’espressione come qualsiasi altra.
    ma forse, di base a me piace l’intrico esplicito tra arte e commercio, scavarci, salvare qualcosa, anche travisando… mi dà più soddisfazione bazzicare lì – nel pop, in senso lato – che nell’arte contemporanea, per dire, seriosa e sussiegosa nel suo tematizzare molto raramente la propria struttura economica.
    (ora vorrei proprio sapere chi ha cominciato con il palco di corna… forse proprio quella sfilata del 2006? certo sono idee che si consumano in fretta)

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  5. POP LIFE febbraio 18, 2010 / 7:53 am

    rose,
    scusa ma ho letto solo ora la risposta
    il palco di corna, immagino sia comparso in internet prima del 2006 ma mi interessa poco: non credo proprio sia una di quelle invenzioni che salverà il mondo (anzi, ne farei volentieri a meno di tutte quelle corna sparse nei vari blog!)- in fondo il problema non è inventare, siamo carichi di invenzioni, ormai chiediamo incessantemente nuove invenzioni formali per una specie di bulimia senza nemmeno avere il tempo per metabolizzarle e farle sedimentare in cultura /
    anch’io prediligo il pop, più per una questione di indole che altro, ma trovo che la cesura tra arte leggera ed impegnata si sia quasi completamente dissolta ormai, provocando infinite declinazioni e de-gradazioni dell’impegno / e devo dire che invece il mondo avrebbe proprio più bisogno di impegno da parte di tutti, perchè forse (dico forse) è anche questa abitudine al piacere immediato che nel corso degli anni ci ha allontanati dal senso dell’imparare e dall’accettabilità dello sforzo – me ne accorgo ogni giorno a scuola, con i ragazzi – ormai tutto dovrebbe essere facile – questo è impossibile e conduce su un binario morto
    spero di non aver delirato, torno a letto, snif 😦
    buona giornata

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  6. rose febbraio 18, 2010 / 3:23 PM

    che bello, un commento alle 7.53 (guarisci!)
    io ovviamente ho due pesi e due misure: stigmatizzo la superficialità dilagante e giustifico la mia frivolezza personale… devo essere ancora in fuga da scuole pesanti, famiglie frugali ed etica del sacrificio °_°

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