alla fine è stato l’unico concerto che siamo riusciti a vedere a new york – causa cattive notizie ricevute da casa, non eravamo tanto dell’umore di andare a cercare i clubbini trendy, mentre con il maliconico set di un sessantenne in città per farsi cambiare una protesi ero perfettamente in sintonia (scoperto la mattina stessa da un volantino sulla porta di other music).
è stato un concerto breve ma intenso: lieti di aver contribuito un pochino anche noi alla gamba nuova, caro john martyn, e di averti visto da vicino benché un po’ da dietro una colonna, a causa di quell’assurda abitudine dei luoghi da concerto alla blue note, di mettere sempre la gente a tavola a mangiare e bere. che diamine.