milano in settembre

presenta ormai una infruibile stratificazione di panoramica dei film di venezia/milano film festival sempre più esteso/festival musicale MITO/ripresa di concerti vari.
però non mi sono scoraggiata e ho visto:
il primo giorno d'inverno di mirko locatelli e ballast di lance hammer
fujian-blue di weng shou-ming e slow mirror dei bucharov (grazie al cielo per i titoli in «inglese internazionale»)
and now for something completely different dei monty python (contenente lo sketch sulla barzelletta che uccide)
il concerto dei killing joke che prevedibilmente era bello
il concerto degli afterhours che meno prevedibilmente – per me – era bello (su afterhours e scerbanenco: vedi)

ah, dopo terry gilliam è arrivato pure vincent gallo, che  mi piace sempre di più dopo averlo visto live (ma che folla c'era… perché?), e persino dopo aver visto the brown bunny, forse per la tenerezza che mi fa l'esistenza di un film così improponibile, con un titolo del genere (da vedere, però, almeno il trailer).
si potrebbe anche approfondire l'argomento dibattendo non sulla famigerata scena di brown bunny, ma magari se sia vero che, come dice un commento di youtube, vg sembra il figlio di david lynch e woody allen; se la sua sfida al senso dell'umorismo americano – v. il sito, le dichiarazioni politicamente scorrette, le bizze da star – abbia un senso; se gli effervescenti aneddoti autobiografici abbiano un fondamento o no… non adesso però, perché ho festeggiato l'equinozio d'autunno pigliandomi un'infreddatura colossale e desidero solo raggomitolarmi da qualche parte (è per questo, in realtà, che mi do a in treatment).
vincent gallo mi ricorda un'altra faccia inquietante, quella di stefano cassetti.

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