le orecchie e la testa

volevo fare una lista come quella fatta da totentanz l’altro giorno: «i dieci dischi che mi hanno cambiato…», ma non ci sono riuscita. all’inizio mi pareva facile, poi la lista cominciava a sbrodolare in una dei dischi più belli o più amati, e siccome non era questo il senso, l’ho piantata lì.
di sicuro mi hanno cambiato le orecchie: ai primordi, la cosiddetta «raccolta rossa» dei beatles (se l’orecchio per il pop non si appuntisce lì, non accadrà mai più), e anni dopo brilliant trees di david sylvian (la scoperta della ricerca a partire dal pop). questi tra i dischi che ricordo di aver preso io volontariamente in mano, senza sapere bene cosa avrebbe voluto dire. ma in realtà mi accorgo che a cambiarmi le orecchie bastano incontri ben più fortuiti.

[intanto, una pausa: è finito il nastro di nature unveiled dei C93, che ho riascoltato in omaggio alla suddetta lista totentanz e al concerto di ieri sera. ho deciso di risentire anche dogs blood rising, per poi richiuderli in questa scatola per i prossimi dieci anni].

per esempio (non per essere nostalgica, ma per provare a capire). la tv fa sentire atlantic city di springsteen, perché è uscito nebraska; a scuola lo springsteenofilo ci riempie di cassette del megabootleg all those years, ed è fatta (ma intanto l’orecchio mi si avvinghiava anche all’esangue elettronica di john foxx: forse ho avuto the garden prima dei vecchi dischi degli ultravox). poi… quella volta che sentii alla radio under a blood red sky degli U2. la colonna sonora di glass per koyannisqaatsi (e non ho nessuna intenzione di controllare come si scrive). quella di mertens per il ventre dell’architetto. quella volta che sentii alla radio tutti i singoli del primo punk inglese. quella volta che sentii alla radio tutto il primo album dei doors, e quello dei velvet underground. tutte le volte che ho ascoltato per ore del jazz amandone ogni nota ma senza memorizzare il nome di un interprete (be’, oddio, poi ogni tanto qualcosa memorizzavo. una volta rammento di essermi scritta il nome di lennie tristano). pomeriggi ad ascoltare ossessivamente i madrigali di monteverdi registrati da radio3. la fortuita e fortunata e duratura collisione con il compagno di radio, che se anche mi avesse fatto sentire solo – e qui c’è in effetti un po’ di materiale per la lista – my life in the bush of ghosts di byrne e eno, the crushed velvet apocalypse dei legendary pink dots e nada! dei death in june (ora penso che si chiami così perché era un suono che non c’entrava niente con nient’altro) già si meriterebbe un monumento. i cccp mi hanno cambiato le orecchie, ma avevo solo cassette con le canzoni ammucchiate l’una sull’altra, tutt’ora non saprei suddividere i primi due dischi. felice di essere stata acusticamente invasa da sonic youth, einstürzende neubauten e diamanda galás, non saprei dire esattamente con quale album siano approdati alle mie orecchie provinciali. ma mi ricordo che una volta ho sentito careful with that axe, eugene dei pink floyd alla radio di notte, al buio, e ho avuto paura (e ciò ovviamente mi è piaciuto). uhm, alla fine un po’ di titoli di album sono saltati fuori… bisognerebbe metterci anche swordfishtrombones di tom waits, tutto un mondo. ma i joy division, per esempio, come ci sono arrivati nelle mie orecchie? non lo so ma stanno lì, annidati. aspettano.

5 risposte a "le orecchie e la testa"

  1. Avatar di stefano stefano settembre 26, 2004 / 11:54 PM

    Anch’io mi trovo sempre a disagio quando penso a compilare questo genere di liste (i 10 dischi, i 10 libri… e così via). In realtà non so mai nemmeno cosa rispondere se mi chiedono: “Che cosa ti piace leggere?”.
    Poi ogni periodo della mia vita ha ascolti e letture particolari, che io associo indelebilmente a quel periodo: c’è stata la musica classica (Mahler ha accompagnato la preparazione di molti esami), un anno ho ascoltato ossessivamente Leonard Cohen, negli ultimi tempi ossessivamente i Kraftwerk e la musica elettronica, che per me ha in questo periodo una funzione quasi catartica e ipnotica (o forse catartica perché ipnotica?), in altri periodi la chanson francese, Battiato quasi sempre – ma ci sono lunghi periodi in cui non lo ascolto, perché quasi non lo reggo (perché mi smuove dentro troppe cose), poi ci sono artisti che ascolto ma non so fino a che punto mi “cambino” (che ne so: alcune cose di David Bowie e di quel genio dimenticato di Kate Bush).
    Mi viene da sorridere perché ho scoperto da pochissimo quel “My life in the bush of ghosts” che mi ha prestato l’amica che nel mio weblog cito spesso come A.
    Lo stesso dicasi per i libri: in un commento Avi mi aveva suggerito di scrivere qualcosa sugli autori che ci influenzano, che magari leggiamo e poi dimentichiamo o superiamo… Continuo a pensarci, ma non sono giunto ancora a maturazione, per così dire.
    E’ un post stimolante, il tuo… prima o poi finirò per scrivere anch’io qualcosa di simile (o forse no?).
    Concludo questo lungo intervento dicendoti che ho “ravanato” un po’ nei tuoi post vecchi e m’incanta davvero il modo (delicato e deciso) con cui vai a recuperare la memoria attraverso i “materiali”: cose, oggetti, libri, fotografie, design…

  2. Avatar di rose rose settembre 27, 2004 / 9:51 am

    è un periodo così, un po’ «nel mezzo del cammin…», credo. forse per questo m’interessa di più ricostruire come si è formato un gusto che non fare delle classifiche. anche per i libri prenderò qualche appunto di questo tenore; ma è un dramma quando ti chiedono che libri ti piacciono, cosa leggi, i tuoi autori preferiti, che film mi consigli… una volta cosa mi piace leggere me l’han chiesto a un colloquio di lavoro. ho citato due robe un po’ a caso, mi pare che l’amministratore delegato non le conoscesse, forse per questo mi avrà assunto?

  3. Avatar di tracciamenti tracciamenti gennaio 2, 2012 / 1:01 PM

    io ho escluso d’emblée tutta la musica classica (che ascolto da quando ero molto piccola), ed ho naturalmente scremato lo scremabile, così come molto di quello che tanto scremabile non era (vedi la produzione ambient di brian eno, la penguin cafè orchestra e sì, anche david sylvian ma con i japan)
    del resto … altrimenti facciamo i 100 dischi che ci han cambiato la vita e così magari ci stiamo!
    🙂
    baci e auguri
    c

  4. Avatar di rose rose gennaio 2, 2012 / 5:55 PM

    che peccato: anni dopo, la lista di Luca su Splinder non c’è più :o(

  5. Avatar di tracciamenti tracciamenti gennaio 3, 2012 / 12:56 PM

    si, avevo provato anch’io

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