evasione, evasione, evasione…
visto alla fine della stessa settimana baciata da un passaggio televisivo di ipcress, the prestige mi ha deliziato dal primo sguardo di michael caine. poi ci sono andata non sapendo (o avendo opportunamente dimenticato) che c'era bowie. bowie nei panni di tesla che duplica nerissimi cilindri e gatti è già culto, indipendentemente da ciò che si possa pensare di questo filmone a tinte forti sul doppio del doppio del doppio, da cui sono stata disponibilissima a lasciarmi conquistare e frastornare fino alla pazzesca invenzione finale. queste storie di acerrime, sovrumane rivalità sono sempre disturbanti, anche se hugh jackman non ha proprio questa grande intensità, no? o sarà il personaggio? 😉
momenti grandguignoleschi, servi di scena ciechi, il 1900 che porta la scienza alle masse, il cinema come grande illusione e chi più ne ha più ne metta – certi film sembrano giovarsi di un tale accumulo, qui forse controbilanciato dal fatto di dover lavorare un pochino per seguire la trama letteraria e conquistarsi una visione stupefacente e soddisfacente (anche se, come giustamente dice garnant, non commovente – ma in me qualche corda l'ha toccata, forse mi bastano un certo numero di annegamenti e di sorprese che mi fanno tornare bambina… sì, come spettatore ho collaborato, nonostante il meccanismo fosse così manifesto).
ma chi sa qualcosa di christopher priest? pare che in italiano sia apparso solo un libro da fanucci.
quanto a marie antoinette, be' c'è decisamente troppa pasticceria, ma per il resto mi è piaciuto. il sottinteso storico è talmente lampante che non solo non se ne parla ma ostentatamente lo si ignora se non per gli indispensabili accenni, e così lo si sfrutta al massimo, cosa assai furba, con la mera complicità degli umori inquieti della colonna sonora postpunk. sofia coppola ha una sua grazia che apprezzo sempre, magari la potrebbe usare per qualcosa di un po' più sostanzioso? comunque, scendere le scale dopo sposati al suono di plainsong dei cure è una grande idea.