uno dei due fondatori della rivista smoke è matt haynes, ovvero la mente della sarah records.
città e altri luoghi
photo friday: speed

by the river
i vanilla studios dei famosi vanilla tapes dei clash erano in causton street a pimlico. nella primavera del 79 strummer viveva in un palazzo di world’s end, a chelsea. così, per sapere.
(via the clash site di don j. whistance: un’enormità di foto dei luoghi clashiani – andare in fondo all’homepage e cliccare start the clash journey).
ma non era parigi?
questo post di filmbrain su berlino quale città ideale del cinefilo sarebbe perfetto per ispirare una bella discussione da bar in cui ognuno dice la sua sull’argomento. in mancanza di ciò, attendo conferme o smentite da italiani più informati di me (che non ho mai messo piede a berlino).
labyrinth e maze
partendo da un sito sul labirinto medioevale, ho fatto un po’ di navigazione sull’argomento sempre attraente* dei labirinti, e mi è parso di capire che le due parole inglesi per indicarli abbiano polarizzato nell’uso significati diversi: labyrinth nei testi in rete è prevalentemente il labirinto bidimensionale, tracciato a terra o come motivo ornamentale, maze invece il labirinto tridimensionale, per lo più quello di siepi, da giardino.
navigando bisogna fare lo slalom tra siti per appassionati di giochi, siti per appassionati di mistero, siti che vendono e noleggiano labirinti.
tra i risultati di una ricerca in italiano prevalgono nettamente i noiosi usi metaforici della parola labirinto.
* specie se, gira gira, vi ritrovate sempre a disegnare oziosamente spirali, e se magari avete ogni tanto paura di perdere l’equilibrio. dico «se».
update 2006: the labyrinth society
for no reason at all
tranne che continuo a imbattermi in queste notizie. io sono stata solo nell’ultimo dei 3.
il birrificio più piccolo del mondo.
il pub più piccolo del regno unito.
il pub più piccolo di dublino.
souvenir

questo stava sul terrazzo della nostra stanza, sull’isola di rab.
mirogoj
ritagli liberty e déco da zagabria
flyposting
dando un’occhiata agli arretrati di
the big smoker mi sono imbattuta nella questione del flyposting, ovvero l’affissione abusiva di volantini, oggi perseguita nel regno unito con un accanimento degno di miglior causa. oddio, è vero che anche le grandi aziende lo praticano, e vanno giustamente punite, ma speriamo non si estingua per eccesso di senso civico anche l’estetica del poster o flyer indipendente (dove tra l’altro sulla funzione pubblicitaria prevale quella di dare informazioni su iniziative di piccola scala) e in generale lo stratificarsi tipografico – magari brutto ma comunque interessante – sulla superficie della città.
la bella immagine di flyposting vittoriano viene dal sito del designer nick shinn.