oggi il post del giardiniere arriva sotto un cielo cupo. un piccolo thriller su una quercia abbattuta dalla tempesta: anche se è una quercia urbana mi ha fatto pensare ai temporali nei boschi, a cui non si assiste ma di cui si trovano le tracce camminandoci in mezzo in pomeriggi asciutti e sicuri. a quello che rimane dopo l’intervento del giardiniere o della forestale: ai ceppi delle piante sconosciute (alla loro vita, magari lunga come quella della sequoia della donna che visse due volte), e di quelle con cui si è diviso qualche anno in un certo posto (penso a un certo abete di mia conoscenza, che ora purtroppo sta a tocchetti sotto una tettoia).
lo schianto di una farnia in seguito al temporale estivo. fummo chiamati d’urgenza. si dovette intervenire con funi e motoseghe. dell’imponente quercia non resta che una sezione di tronco a raccontare i suoi anni…
il contesto era ed è urbano sì – ma in senso un po’ speciale. la quercia in questione infatti si trovava al “roccolo” – o quel che resta di un roccolo – una collinetta su cui prosperano ciliegi, carpini, biancospini e frassini… memoria di un passato poi non così remoto in cui la campagna – un certo tipo di campagna almeno esisteva ancora…
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bello, “roccolo”. (ma c’era un appostamento da uccellagione sulla collinetta, come pretenderebbe il devoto-oli?)
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Impressionante.
Anche la quercia qui vicino ha avuto una sorte simile.
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