oggi dibattevo oziosamente tra me e me dell’opportunità di dedicare uno «scaffale» ai romanzi di ordine elencatorio-enciclopedico, quand’ecco mi giunge come una ventata d’aria fresca la proposta del Giardiniere di istituire un monday bud blogging. mica ci siamo detti bene in cosa potrebbe consistere (e si attendono i suoi prossimi contributi per scoprirlo), ma io, a vedere gli anemoni sbocciati sul suo balcone, trovo subito da apporre una glossa tristemente autobiografica: riguarda il balcone dove ho esiliato quest’estate la clivia che non amo più.
le volevo bene, l’avevo recuperata da un ufficio sottraendola all’artificiosa climatizzazione, e per alcuni anni siamo andate d’amore e d’accordo, con tanti fiori arancione. poi, non so. prima di tutto siamo rimaste male entrambe quando è caduta dal davanzale sul pavimento a causa di una finestra sbattuta,e il suo bel portavaso a strisce si è rotto. poi forse i gatti le hanno dato un morso di troppo e lei se l’è presa, fatto sta che non è stata più bella come prima. e intanto aveva prodotto un germoglio, e io avrei dovuto trapiantarlo, e invece non l’ho fatto. per finire, l’ho sottratta alla mia vista durante i mesi caldi per non avere sott’occhio questo mio fallimento… ma ora arriva l’autunno, e dovrò assumermi le mie responsabilità.
e voi, cosa esponete e coltivate (o cosa nascondete) sul balcone?

a volte un giardiniere deve essere feroce – amorevole sì, pieno di attenzioni, ricco di humus per le sue piccole e grandi piantine – ma senza paura quando deve rimediare ai suoi o altrui errori, risoluto nei confronti di piante mal collocate o in passato irrimediabilmente maltrattate: saranno humus a loro volta o fuoco nel camino.
il monday bud blogging non dovrebbe a mio avviso essere un surrogato di un qualche sito di giardinaggio con consigli sulla coltivazione delle petunie per dire. ma una testimonianza delle nostre – tue e altrui – incursioni nelle atmosfere del regno vegetale e delle “parole” che lo inventano, le parole che l’uomo ha scelto per descriverlo nel suo inane tentativo di conoscerlo e dominarlo.
e ovviamente scorribanda fra le immagini che testimoniano la travagliata storia dell’antichissimo rapporto fra esseri vegetali e esseri umani.
s.
per ridargli un po’ di profondità – così magari mi riconcilierò non solo con le plants i have killed cui accennavo tempo fa, ma anche con gli scherzosi rimproveri che ricevo a casa quando faccio le zuppe di verdura col frullatore: p. mi accusa di «straziare» i vegetali…
ok lo spirito mi sembra quello giusto. buon lavoro! (chiederemo al bibliotecario la ricetta per il “caldo verde”, mitica alchemica pietanza portoghese in cui il vegetale si trasforma in questa zuppa di seta, che andrebbe daddio in una giornata uggiosa come questa)
Querida Rose,
não consegui deixar escapar o convite do Jardineiro de publicar uma receita do mítico caldo verde à Minhota (que vêm do Minho, região do Norte de Portugal, para quem não o soubesse!), há tembém uma versão Alentejana mas acho um pouco pesada, como tudo no Alentejo…
Quem quisesse uma tradução terá que esperar um pouco, como tenho que viajar para budapest e são paulo do brasil dentro de pouquissimos dias!
Muito obrigado pelo espaço lusofono!
D.
Caldo-verde à Minhota:
Ingredientes para 4 pessoas
• 180 a 200 g de couve galega cortada em caldo-verde ;
• 1 cebola ;
• 2 dentes de alho ;
• 600 g de batatas ;
• 4 rodelas de salpicão ou de chouriço de carne ;
• 2 fatias de broa de milho ;
• 1,5 dl de azeite ;
• sal
Confecção:
Descascam-se as batatas, a cebola e os dentes de alho e levam-se a cozer em 1,5 litros de água temperada com sal e metade da quantidade de azeite. Entretanto arranjam-se as folhas de couve, lavam-se e cortam-se em juliana finíssima (em caldo-verde).
Quando as batatas estiverem bem cozidas, esmaga-se tudo (batatas, cebola e alhos) com um garfo ou com o espremedor de batata. Leva-se novamente ao lume e 10 minutos antes de servir, com o caldo a ferver em cachão, junta-se a couve bem escorrida.
Deixa-se cozer com o recipiente destapado até a couve deixar de saber a cru.
Rectifica-se o tempero e adiciona-se o restante azeite.
Coloca-se uma rodela de salpicão ou de chouriço de carne em cada prato ou tigelinha e rega-se com o caldo-verde. Cortam-se as fatias de broa ao meio e distribuem-se pelas pessoas.
No Verão, época em que a couve galega é mais rija, convém escaldá-la antes de se juntar ao caldo.
ma per fortuna così per iscritto si capisce, anche ignorando abissalmente il portoghese! (solo cercando qualcosina sul vocabolario.)
molte grazie, buon viaggio al bibliotecario e benvenuto al caldo verde nel mio ricettario zuppofilo.
a voler essere pignoli, ci vorrebbe qualche chiarimento sulla differenza tra il cavolo galiziano e un comune cavolo verde (di certo quando lo farò io sembrerà un piatto polacco, ma sarà inverno e i commensali me ne saranno comunque grati).
(OT) Rose, torno terra terra e volo molto basso: io non me ne intendo, ma sullo schermo del computer in ufficio ho completamente tagliata la parte destra del testo del tuo blog. Qui, a casa, sul portatile (quello col gatto!) lo vedo per intero… Hai idea di come mai? (E sì che quello in ufficio è uno schermo molto grande! 17 pollici, forse)
no.
so che si vede meglio a risoluzione alta (1024×768), ma a 800×600 di solito è la testata che viene tagliata; il testo dovrebbe adattarsi (la colonna principale varia, il colonnino grigio è 200 pixel). poi ci sono imponderabili (per me) variazioni dovute alle versioni dell’odiato i. explorer.
avrei peraltro in programma una sistemazione del template, compatibilmente con il mio brancolare nel buio del web design.
si certo il giardiniere ha tutte le sue piante in fiore sul suo magnifico terrazzo (devi vedere le api che attira! sono sicuro che alla prossima riunione di condominio un punto all’ordine del giorno sarà proprio l’alveare del giardiniere e del bibliotecario lusofono) e intanto ora che io sono in esilio in francia le mie piante, non meno meravigliose sono schiattate per l’incuria dello stesso giardiniere che non trova il tempo di buttargli un occhio di tanto in tanto ! scusa se ho cannibalizzato il tuo spazio, ma sono il fratello del giardiniere, la maestrina anglofila oltra che gattofila esiliata nella campagna francese e non riesco a mettermi in contatto con lui. ciao rose !
amo queste riunioni di famiglia! (quelle altrui, cioè)
eh oui ! the women come and go talking of Michelangelo e invece eccovi qui a discorrere di anemoni e petunie. grazie per lo spazio, rosa fresca aulentissima, prima o poi dovremo farti intervenire a una vera e propria riunione di famiglia (devi essere abituata a passare da una lingua all’altra e a cogliere i riferimenti filosofici e letterari giusti, ma ti prometto che ti divertirai !) baci (ah, il giardiniere mi ha contattato subito dopo questo post, vedi che la tua ospitalità funziona ?!)
ecco, meno male (ché ero preoccupata per le tue piante).