sui weblog che leggo si è verificata una strana concentrazione di post che parlano di maternità: chatiryworld, babsi jones, monsieurdosto.
il tema m’interessa perché mi trovo involontariamente impegnata – quale trentaseienne accoppiata ma inappropriatamente childless – in una silenziosa battaglia contro la necessità per le donne di giustificarsi se non hanno o non vogliono figli. le argomentazioni, volendo, possono essere numerose, ma secondo me si parte da un dato di fatto abbastanza semplice: ci sono persone che desiderano essere madri (anche persone di sesso maschile, ci dice monsieurdosto!) e altre che non ne sentono il bisogno, non si sono mai immaginate come genitori, e quindi tendono a non diventarlo, perché la loro vita non le conduce in quella direzione. davanti a questo, non di rado, scatta una pubblica riprovazione che tende a radicalizzare, per reazione, il rifiuto di riprodursi «a comando», e si finisce nella solita logica del dito puntato: «tu sei diverso!» vs. «sì e sono contentissimo di essere diverso», quando sarebbe tanto meglio essere sanamente gli uni diversi dagli altri accettandolo senza rinfacciarselo ogni cinque minuti. insomma, il succo per me è che queste sono scelte personali, visto che non c’è in gioco la sopravvivenza della specie; per contro sono soggette a una forte pressione sociale e un umile «preferirei di no» è estremamente malvisto, o quantomeno considerato un approccio molto superficiale alla questione – come sembrerà, sono sicura, anche il presente paragrafo… 27.08 – it’s only fair to translate for katherine, since i linked to her weblog… besides her post, i recently read two more blog entries about wanting or not wanting children (those are in italian – i don’t know what google will make of them). babsi doesn’t have children, and she seems to see this as a consequence of being entirely devoted to writing, no regrets. monsieurdosto is so happy to be a father that… he’s sorry he won’t ever feel what it’s like to give birth. as for me, i’m glad to see different and free-minded approaches to this subject, and to know that today having children is a matter of choice. but i’m not glad to see that preconceptions about women who just don’t feel like it, whatever the reason (i happen to be one of them at the moment), are very, very common – and i’m not talking about katherine’s comments on her colleague (the colleague’s remarks were arrogant and rude, if anything) but about me feeling such a strong pressure from my extended family and friends: be like us, be like us, be like us, the seem to mean when they say: isn’t it time to be a mother? (ok now, if english speakers go back to google, i won’t take offense.)
off topic: stupenda la minigallery con i caratteri tipografici trovati in giro. ho tendenze oserei dire feticiste verso i font e la calligrafia, e tendo ad imbambolarmi come un fesso davanti a questo genere di cose quando mi ci imbatto per strada 🙂
twist (berry mc gee) quando ha esposto alla fondazione prada tre anni fa aveva fatto una cosa simile, cioè aveva riempito una parete con le foto di vecchie insegne, poster, etichette etc.. trovate in giro per san francisco.
(scusa la divagazione… poi leggo con calma pure il blog eh :P)
ecco, allora a imbambolarci siamo in due… se ci incrociamo per strada ci scontriamo di sicuro! (ah, è prossimo un aggiornamento della type gallery).
la mostra l’avevo vista anch’io, bella.
Da piccola ero convinta che sposarsi e avere figli fosse obbligatorio. Poi ho scoperto che era facoltativo, e mi sono sentita molto felice, poter scegliere secondo i propri desideri era una bella sensazione. Ma da un po’ di tempo ho il sospetto che forse in fondo avevo ragione da piccola. Inutile dire che la pressione sociale la subisco molto.
I’ve just tried to translate this into English on Google and it makes even less sense!
Never, never trust machine translation.
Cara Rose, ci sono troppe famiglie covo di ogni sopruso e di ogni frustrazione, troppi figli fatti “per dare uno scossone” a unioni ormai scoppiate e troppi traumatizzati infantili e adolescenziali per non rispettare chi, in tutta onestà, decide di prendere direzioni diverse e di ammettere di non vedersi come genitore e te lo dico tanto sinceramente quanto è sincero il mio desiderio di maternità 🙂
Thank you Rose, and that makes so much more sense now! I don’t ever translate your posts, I quite like not really knowing what you’re saying but I have fun looking at what you link to and admiring your pictures!
Anyway, yes, it is sad that people think they have the right to make negative comments against those who don’t want children (and, rarely, like me colleague, those who do). I am pretty sure I want children but it may be that I don’t have them, and it doesn’t matter either way, it isn’t anyone else’s business but mine. I don’t have any family pressure on me, and that must be hard. You take your time!
thanks katherine – e tu, monsieurdosto, insieme alla nostra amica inglese saresti il cocco della mia mamma!
“Il succo per me è che queste sono scelte personali, visto che non c’è in gioco la sopravvivenza della specie”. Mi è piaciuta molto questa tua frase, Rose, e ho apprezzato il post in toto. Io vorrei però aggiungere che non sempre una maternità assente è frutto di una scelta consapevole. A me, in questo particolare periodo della mia vita, ad esempio, viene da riflettere sulle casualità che mi hanno portato a non essere (ancora) madre; a cicli alterni casualità e scelta consapevole si sono passati il testimone. Altre volte ci si è messa di mezzo la sfiga. Non è mai così semplice.
Tuttavia, mi viene sempre più da pensare che conti più il caso che la scelta. Ma davvero, non è così semplice.
Complimenti per aver affrontato questo tema.
grazie fainberg, è proprio la precisazione di cui sentivo il bisogno. perché tutto sta nella combinazione delle cose che ti succedono. io non ho deciso in partenza di non avere figli né penso che sarei un cattivo genitore… ma finora 1. non mi è successo 2. non l’ho cercato o non l’ho permesso, ma anche le scelte di questo tipo sono guidate da quello che ti capita (magari potevo incontrare dieci anni fa uno con cui decidevo di avere sette figli, e magari sarebbe stato bellissimo! certo per averne sette, adesso è un po’ tardi) e trovo che non abbia senso commisurarle a un modello unico per tutti.
E’ vero, ognuno è diverso da tutti gli altri e ognuno dovrebbe ricordarselo. Invece, basta a volte sentirsi parte di una maggioranza per puntare il dito su chi maggioranza non è.
Garnant, anch’io da piccolo (da molto piccolo) pensavo fosse obbligatorio sposarsi e avere figli e, chissà come, già la cosa mi angosciava un po’ (e se non ce la faccio, pensavo?), ora mi sono abituato a essere come sono, quello che sono, e va bene così.