ipodismo

sport che può capitare di praticare in un piovoso lunedì mattina, in assenza di qualsiasi altro mezzo di trasporto per andare in ufficio. è in grado di rivelarsi esperienza non punitiva bensì esaltante, a patto che la scatolina bianca contenga un certo disco dei waterboys dal vivo nel 1986. l’esercizio dell’ipodismo viene allora scandito, a differenza di quanto potrebbe avvenire con altre colonne sonore, non da batteria o basso (che nel disco di cui sopra possono suonare alquanto tradizionali) ma dal ritmo irresistibile generato da un violino folk, o fiddle. la tensione impressa dal detto strumento all’esecuzione dei brani, unita alla visionaria energia sprigionata dall’interpretazione vocale, attraverso la pratica dell’ipodismo viene riscattata dalla distanza spazio-temporale per invadere – complici condizioni meteorologiche suggestivamente evocanti le terre d’albione e oltre – la (squallida quotidianità della) città contemporanea. gli effetti positivi si verificano anche trascurando di indossare calzature idonee, ma in questo caso va preventivata la perdita di un soprattacco, se di dimensioni sufficientemente piccole per infilarsi negli interstizi del pavé.