venire a stare a milano

è stato, tra l’altro, un po’ un avvicinarsi alla storia, a dove succedono le cose, quelle di cui parlano i giornali.
nei primi anni, all’epoca dell’università, vedevo piazza fontana senza fontana, perché c’erano delle transenne al centro della piazza per dei lavori senza alcuna relazione, immagino, con la bomba alla banca dell’agricoltura. però per me la parziale inagibilità della piazza (la quale oltretutto è stata sempre sovrastata da un muro diroccato – solo da poco sono cominciati lì, i lavori – che, nel mio immaginario apocalittico, collegavo ai bombardamenti della guerra) in qualche modo funzionava da reminder dei fatti del 69.
più tardi, quando la fontana era già tornata visibile, con p. ho cominciato ad andare alle manifestazioni del ponte per il 15 dicembre, una serata fredda simbolo di un’ostinazione a ricordare e capire irriducibile. ancora più fredda ieri sera (non sui selciati del centro ma nel capannone del leoncavallo) eppure piena di senso oltre che di sciarpe di lana, e non di recriminazioni ma di motivazione.
[era la terza volta che vedevo les anarchistes e la prima volta che vedevo dario fo – il che sarebbe sufficiente a farmi sentire «giovane» almeno quanto tutte le cose del passato che ignoro, e invece pensare di essere nata prima di piazza fontana mi fa sentire vecchissima.]

mantra della serata: leggereilibridicamillacederna leggereilibridicamillacederna leggereilibridicamillacederna.

Una risposta a "venire a stare a milano"

  1. Avatar di stef stef gennaio 2, 2005 / 9:21 am

    nei 6 anni che ho vissuto a Milano non sono mai riuscita a far camminare mia madre attraverso piazza Fontana. Appena vedeva il cartello diceva “Piazza Fontana! Cambiamo strada!”, e non c’era verso. Che tenerezza…

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