ultimo dei compiti d’inglese del 2003:

bertolucci ha tradotto l’abbazia degli incubi di peacock nel 1951 per guanda; ora si può leggerlo nei grandi libri garzanti. Divertente, anche se qualche sbadigliuccio qua e là lo suscita.
queste ultime letture depongono decisamente a favore dell’utilità di una distinzione tra classici maggiori e minori (ognuno faccia la sua), e del canone – che in sé, come forma di giudizio, non mi piace – come forma d’inventario.