loretta strong di copi

sono andata a vederlo ieri all'outoff nella messa in scena di marcido marcidorjs e famosa mimosa – non avevo mai visto né loro né copi (pare che a teatro ultimamente io riesca a vedere solo spettacoli en travesti). 
l'immobilità dell'attore letteralmente legato alla sua astronave e una performance tutta gridato parossismo sono le caratteristiche di questa versione: interessante, ma forse un po' della leggerezza del testo così svanisce…
loretta strong appartiene allo stesso universo del rocky horror, tanto che sarebbe interessante sapere se copi lo conosceva (il musical è del 1973, la sua pièce del 74, il film del 75) o comuunque approfondire le ricognizioni sulla fantascienza come scenario della sessualità più anarchica.

«Cosmonaute intrépide, cannibale, tour à tour tortue et femme du monde, sa vision de l'extérieur du satellite coïncidera toujours avec son intérieur: même enceinte, elle sera toujours à l'intérieur et a l'intérieur de quelqu'un. de qui? Mais n'en disons pas trop: la mémoire est le privilège du seul spectateur.  Loretta Strong, c'est peut-être vous.»
Copi

«Nu et vert, nu comme un ver, beau comme un ange du Greco, il boitille sur un seul escarpin, et ses cheveux dansent. Sous les pas de Copi, le sol se dérobe. Depuis longtemps, Copi a quitté notre terre ferme; il l'a quittée partiellement. Il n'est jamais en un seul endroit à la fois, il est avec nous, et sur la planète qu'un jour il a découverte, que depuis il explore, il décore sa planète intérieure, son île au trésor.»
Colette Godard, Le Monde, 1974

«In Copi, nel suo teatro che solo gli accademici possono ancora definire semplicemente “surrealista”, … c'è non solo l'insegnamento di Alfred Jarry, ma la trasgressione, ben più profonda, di tutto ciò che il ’68 ha rappresentato: la psichedelia, l'utopia, l'erranza, la rivolta contro ogni limitazione della fantasia, l'eccentricità dei riferimenti culturali, la follia come regno dell'immaginazione.»
Tondelli, ora in un weekend postmoderno

in questa monografia, loretta è «l'opera più infantile di Copi».

enrique vila-matas va a mangiare le ostriche con copi in parigi non finisce mai.