adesso ho questi tonti gadget che rendono vagamente meno spiacevole stare al computer in una sera torrida (ventilatorino usb e faretto usb), nonché bicchiere d’acqua con ghiaccio, menta e limone, ma sarà ugualmente un post cortissimo. non posso continuare anch’io a scaldare la città.
appena ho visto questo librino che parlava di camminare, di menhir, di dada, deriva situazionista e land art ho dovuto subito leggerlo – uno spera sempre di capire qualcosa di più delle proprie passioni, e decisamente, per chi ama perdersi via camminando, francesco careri evoca risvolti interessantissimi della cosa. iain sinclair non c’è manco in bibliografia, mi chiedo perché; per la verità forse l’approccio sinclairiano alla psicogeografia ha quel qualcosa di letterario che a un architetto può non piacere (così, è un’ipotesi; mi pare che l’attività dei londinesi e quella di stalker si svolgano in ambiti paralleli).
poi ho rivisto il cielo sopra berlino di wenders, tutto sulle terre di nessuno al confine del muro, quali vere quali ricostruite, cosa che mi è ripiaciuta molto più dei tediosi dialoghi di handke (mi scuso con gli estimatori).
technorati tags: psychogeography, wenders
«Non sapersi orientare in una città non significa molto. Ci vuole invece una certa pratica per smarrirsi in essa come ci si smarrisce in una foresta. I nomi delle strade devono parlare all’errabondo come lo scricchiolio dei rami secchi, e le viuzze del centro gli devono scandire senza incertezze, come in montagna un avvallamento, le ore del giorno. Quest’arte l’ho appresa tardi; essa ha esaudito il sogno, le cui prime tracce furono i labirinti sulle carte assorbenti dei miei quaderni.»
(sempre benjamin, infanzia berlinese)
in effetti è imperdonabile che non sia citato Sinclair, anche se forse, sì, è un problema di steccati.
Sinclair lo conosco da poco; c’era quell’articolo sulla psicogeografia su, mi pare, The NewYorker, e la cosa era molto affascinante, e il materiale in rete di/su I.S. anche; mi è rimasto il dubbio di capire la distanza tra quelle cose e certi progetti dell’Arte Povera italiana attorno al 1970 (perché c’erano cose simili).
(il tutto fermo restando che io quelle camminate non le farei mai, ma neanche dei viaggi di quel tipo in generale; perciò apprezzo chi le fa, specie se non mi ‘ritorna’ addosso le sue pippe.)
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se ti viene in mente qualche nome di artista di quei progetti italiani, m’interessa.
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sì, ok. devo spulciare qualche antico catalogo perché la mia memoria viaggia quasi esclusivamente per immagini (rivedo le foto, non ricordo niente del testo); quel tipo di esperienze dovrebbero comunque apparire in Germano Celant, “Arte povera”, Mazzotta 1970; e in una monografia di Mail Art che dev’essere là nello scaffale dietro il divano.
(su “Il cielo sopra Berlino”, che anni fa rividi compulsivamente una 20ina di volte, condivido: le immagini sono ben più potenti e Handke non sfugge alla retorica – tranne che nel monologo del vecchio Homerus!)
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Mi pare di cogliere una disposizione d’animo familiare 😉 Vedrai quando ci sarai tu, nella terra di nessuno, e ti sembrerà diversissima e identica.
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cari, probabilmente mi aggirerò anch’io per potsdamer platz sragionando…
(pb, grazie per la dritta)
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Grazie per l’utilissima segnalazione, non credo esistano molti testi del genere in italiano – mi affretto a cercarlo. Strano che non si parli di Sinclair, comunque.
Ah, prima o poi mi farò vivo anche per la vhs di ‘Radio On’ 🙂
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quando vuoi, spero che nel frattempo non si sciolga.
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Latest news: Sinclair esce anche in italiano. Tra parecchio, ma esce.
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uh, e chi lo pubblica? (anche via mail se vuoi – è nella firma)
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Ciao. Sono capitato sul tuo weblog cercando informazioni sul libro “Walkscapes, camminare come pratica estetica”, che ho scoperto nella necessità di scrivere un pezzo sul viaggio. Quindi mi sono per un po’ distratto dal mio lavoro textogenico e ho preso a vagare per i tuoi testi. Ho visto che hai anche un riferimento a Calvino, che è tra i miei autori preferiti, e che citi proprio Palomar, dal quale mi sono ispirato per dare vita a un mio personaggio – speculare e al tempo stesso parallelo al noto signor Palomar.
Se hai tempo e voglia, visita il mio sito http://www.natalinorusso.it
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di Calvino secondo me non bisogna abusare. però quest’anno ho letto le lezioni americane.
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Per caso il tuo sito oggi. Un innamoramento. Sono aggrappata da circa tre ore alle tue immagini, alle tue citazioni, ai rimandi (che purtroppo spesso non trovano corrispondenza immediata su altre finestre, me pigra ahimé), bravissima non è il complimento adatto. Bellissima di più.
Ti suggerisco un titolo per il tuo amore abbecedario:
“Le jour où Zoé Zozota”, edito dai Les 400 coups (casa editrice canadese/Io l’ho trovato alla Fiera del libro di Bologna).
http://www.collectionscanada.ca/read-up-on-it/015020-063109-e.html
Grazie! Ti ho messa in capo ai miei siti preferiti.
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commossa ringrazio, anche del link (ah, il nome della casa editrice!)
chissà fra i miei link quanti sono scaduti, ormai questo blog è decisamente agé.
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La casa editrice è “Les 400 coups” e il libro fai in modo di recuperarlo perché è davvero bellissimo.
Un saluto caro
Anna
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eh, non per nulla mi sdilinquivo sulla citazione cinematografica.
tra l’altro lo vendono su amazon.fr, dove ho una wish list (envies de cadeaux) lunga un chilometro..
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